Mia sorella Emanuela



Pietro Orlandi e Fabrizio Peronaci
Mia sorella Emanuela
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La scomparsa di Emanuela Orlandi è un dei tanti misteri italiani consegnati alla polvere dei secoli perché gli archivi vaticani e quelli del Viminale con ogni probabilità non verranno mai aperti. I fatti sono noti. Emanuela Orlandi è scomparsa il tardo pomeriggio del 22 giugno 1983. Aveva quindici anni, era cittadina vaticana e aveva sempre vissuto all’interno delle Mura Leonine, in via Sant’Egidio, a due passi dalla caserma delle guardie svizzere.

Quarta dei cinque figli di Ercole Orlandi, commesso della Prefettura della Casa Pontificia, Emanuela viveva in una famiglia numerosa e affettuosa che la coccolava e la proteggeva. Era una ragazzina graziosa dal carattere tranquillo, studiosa e con idee precise su quello che avrebbe voluto fare da grande. Il suo obiettivo era diventare una grande musicista e si preparava studiando al conservatorio “Tommaso Ludovico da Victoria”, collegato al Pontificio Istituto di Musica Sacra.

Quel pomeriggio di giugno, dopo pranzo, aveva fatto un po’ di esercizi col flauto poi era uscita di corsa per andare alle lezioni. Per raggiungere il conservatorio, che allora si trovava in piazza Sant’Apollinare a poche decine di metri dal senato, se non l’accompagnava il fratello Pietro con la moto prendeva l’autobus 64. Scendeva dopo poche fermate, camminava per due-trecento metri e s’infilava nel grande portone dello storico edificio che oggi, con l’intero complesso di cui fa parte anche la chiesa di sant’Apollinare, appartiene all’Opus Dei.

Il giorno della scomparsa Emanuela era arrivata alle lezioni in ritardo e parecchio affannata. Una cosa inusuale per lei che era sempre molto precisa. Chi aveva incontrato? Non solo, ma prima della fine delle lezioni, durante la prova di canto corale, aveva lasciato l’aula per chiamare casa da una cabina. Alla sorella Federica che aveva preso la telefonata, aveva spiegato che un signore distinto l’aveva fermata per strada e le aveva chiesto di distribuire volantini che pubblicizzavano la casa di cosmetici Avon durante una sfilata di moda a palazzo Barberini. Il compenso era da capogiro: 350 mila lire. Decisamente esagerato.

Federica al telefono non si era sbilanciata. “Torna a casa che ne parli con mamma”, aveva risposto senza starci troppo a pensare. Poche parole distratte: non poteva immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe sentito la voce di sua sorella.

A partire da quella telefonata su Emanuela cala il buio. Si sa che dalla scuola è uscita qualche minuto prima del termine delle lezioni , pero, stranamente, ma alla solita ora era alla fermata del bus con l’amica Raffaella che era sua compagna di corso. Le due ragazzine avevano chiacchierato qualche minuto ed Emanuela aveva raccontato della proposta di lavoro.

“Mi danno 350 mila lire. Secondo te dovrei affrettarmi a dare la risposta? Avrei l’appuntamento per dire sì o no, però mamma non era a casa oggi e non ho potuto parlare con lei…”

“Mi sembra una cifra esagerata, però fa’ un po’ tu,” aveva risposto Raffaella.

Quando arriva l’autobus Emanuela ha deciso: vado prima che cambino idea. In fondo che mi costa? Raffaella fa in tempo a salire e a sventolarle un ciao con la mano che lei è già scomparsa fra i passanti.

Inutile dire che la proposta di volantinare per l’Avon era una trappola. Emanuela è stata rapita e nella sua tragica vicenda si mescola il peggio della nostra storia criminale: malapolitica, servizi segreti, terrorismo internazionale, Cia, malavita organizzata. E, a incombere minacciosi su tutto, l’attentato al papa avvenuto due anni prima, il crack del banco Ambrosiano e la lunga mano predatoria dello Ior retta da Paul Casimir Marcinkus, un monsignore molto sui generis.

Ma cosa c’entra una ragazzina di quindici anni con i fatti più torbidi degli ultimi decenni del ‘900?

In questo libro, il fratello maggiore di Emanuela, Pietro, che quel pomeriggio rifiutò di accompagnarla scuola e per questo non ha mai cessato di sentirsi in colpa, allinea i fatti con l’aiuto di Fabrizio Peronaci, cronista di nera del Corriere della Sera. Sia quelli apparsi sui giornali in modo frammentario e ormai dimenticati, sia quelli mai rivelati al pubblico. Telefonate, testimonianze, coincidenze. Pericolosi elementi del crimine organizzato, alti prelati e criminali. E messaggi del pontefice, insabbiamenti, scoperte recenti e agghiaccianti rivelazioni recentissime. Ogni cosa in fila, nella giusta successione. Quello che ne risulta è una storia nerissima e spaventosa. Un intrigo che ha posto al centro, come la vittima sacrificale sull’altare di satana, una ragazzina innocente e del tutto inconsapevole.

Questo libro inchiesta si legge come un noir ma purtroppo i fatti che narra sono veri dalla prima all’ultima parola.

adele marini

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