Sangue nero



Andrea Ferrari
Sangue nero
Novecento Editore
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La trama, in breve. Angelo B. Bossi è il giovane titolare di un’agenzia investigativa della provincia bergamasca (Val Brembana, per la precisione), ingaggiato dall’ingegner Belotti, ricco imprenditore locale, per sorvegliare la figlia Adelaide, piuttosto propensa alla trasgressione “chimica”, complice anche una situazione familiare non proprio esemplare.
E fin qui non ci sarebbe problema; il fatto è che l’Angelo è un giovane, vitalissimo guascone con la lingua lunga, una enorme simpatia innata e un inguaribile vizio sia per le birre trappiste che per i guai, quelli seri, in cui si caccia a ripetizione senza troppo riflettere.
Il tutto ulteriormente complicato da un piccolo particolare; eh si, perché la B. del nome sta per Babacar… Insomma, non sveliamo nulla perché il lettore ne verrà informato sin dalle prime pagine; l’Angelo Babacar, quasi due metri di muscoli, è nato in Senegal, ha capelli crespi, narici larghe, denti bianchissimi e labbra carnose, ed è stato adottato giovanissimo dal Bossi (ironia della sorte), buon’anima, e dalla moglie, che non potevano avere figli.
Però parla, e ragiona, come un perfetto bergamasco delle valli (con effetti talvolta davvero esilaranti), odia i terù e quelli della bassitalia in generale ed è tifoso sfegatato dell’Atalanta.In più, inizia, aiutato in questo dall’Adelaide, che in fondo è una brava s-cèta, ad avere nostalgia per le proprie radici e a voler cercare di fare un po’ di luce sulle stesse.
Un mix esplosivo, che lo porta a fare a cazzotti a ogni piè sospinto e poi a finire anche ingaggiato dai carabinieri, in una pericolosa veste di infiltrato nel mondo dello spaccio che gli farà davvero rischiare la pelle, per aiutarli a scoprire chi ha fatto fuori un paio di tipacci che, guarda caso, erano in contatto, a vario titolo, con l’Adelaide, e con i quali l’Angelo aveva ovviamente fatto a botte.
Con la trama mi fermo qui. Le avventure e i morti ammazzati non mancano, e il mistero permane sino alle ultime pagine, dove tutto l’arcano si svela velocemente.
Il libro, al di là della trama gialla, che pure ha un suo perché, è davvero molto godibile. Tutto narrato dall’Angelo B. in prima persona, porta davvero il lettore a entrare nella mente di un “bergamasco dalla pelle scura” che avverte tutte le contraddizioni della propria condizione e reagisce sempre in maniera vitale e davvero empatica.
Molto godibili anche tutte le figure di contorno, dal Bèpi (ol Bèpi), l’amico fraterno di Angelo, ai carabinieri un po’ stolti Panebianco e Nicosia, sempre insieme come il gatto e la volpe, dallo scaltro Maresciallo Ventricelli, comandante della stazione, ai coniugi Belotti, lei sciroccata e disponibile, lui preso dal lavoro e dalle amanti in giro per il mondo,  e via così.
Più di quattrocento pagine di puro divertimento, con parecchi colpi di scena e un sottofondo serio e a volte anche un po’ malinconico, un’altra convincente prova dell’ottimo Ferrari.

 

Gian Luca A. Lamborizio

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