Un fratello per cui morire – Roslund & Thunberg



Anders Roslund, Stefan Thunberg
Un fratello per cui morire
Mondadori
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Al diavolo i luoghi comuni! In estrema sintesi Un fratello per cui morire, giallo poliziesco firmato a quattro mani dagli scrittori svedesi Roslund e Thunberg, si può ridurre a questo, al superamento di quei pensieri e di quelle opinioni stantie sull’emotività, i rapporti familiari, i legami di sangue della gente del “nord”.

Poi, è ovvio che in questo romanzo c’è tanto altro. C’è la tensione inziale dove si presenta una famiglia allo sbando, con dei ragazzini lasciati a cresce da soli; c’è la predestinazione a una vita sbagliata in cui gli espedienti non bastano a renderti migliore e anzi finiscono per portarti in galera, e infine, c’è la voglia matta di rivalsa, di vittoria, di risarcimento e compensazione. Per la quale si è disposti a fare di tutto. E a passare sopra a tutto. O forse no.

E così succede che due sbandati affamati di vita e di riscatto si incontrino dietro le sbarre e comincino a chiacchierare di quella che è stata definita la rapina del secolo, un colpo da milioni di euro. Una somma che farebbe girare la testa anche al più pio e onesto degli esseri umani. Tutto questo denaro, però, sta per essere distrutto e nel frattempo “riposa” nella centrale della polizia di Stoccolma.

Leo e Sam ne discutono tra loro in prigione e sapendo che stanno per essere rilasciati iniziano a pianificare il colpo. 

Leo prima di finire in carcere e per buona parte della sua vita ha dovuto badare e sostenere i suoi fratelli minori, mentre i genitori erano chi in carcere e chi in ospedale. Leo sa cosa vuol dire il termine famiglia, sa cosa vuol dire protezione tra esseri simili, sa cosa significano i legami di sangue. Sam, invece, è il fratello di un poliziotto, lo stesso poliziotto che ha catturato e sbattuto in carcere Leo, suo compagno e complice nel crimine perfetto. 

103 milioni di euro sono tantissimi e non dovrebbero contemplare ripensamenti, rimorsi o crisi di coscienza. Ma il sangue è più forte e quando si fa sentire può diventare un problema anche tra complici perfetti. Chi sarà il vero eroe tra Leo e Sam dunque? E quale sarà il point break che scombinerà il piano perfetto?

Un giallo svedese atipico questo di Roslund e Thunberg dove la tensione è solo emotiva anche quando l’azione incalza e le pagine scorrono veloci sotto gli occhi di chi legge. Una Svezia diversa dall’immagine dello stato perfetto, ecologista, democratico e dal welfare moderno. Un posto dove sopravvivere è all’ordine del giorno, come nei paesi dell’est o in qualche stato paramilitare dell’Africa e dove anche i legami di sangue sono più profondi e radicati di quanto si pensi.

Una storia che regge, con dei protagonisti fortissimi. Un romanzo crudo scritto con uno stile altrettanto essenziale e diretto. Un buon libro da scoprire per apprezzare anche un altro genere di thriller nordici. 

Antonia del Sambro

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