Allo studio del Bo

Opera prima nella narrativa del medico navigatore Stefano Caroldi, Allo studio del Bo è un romanzo a tinte gialle, ambientato nella Padova, di metà del Cinquecento.
Palcoscenico di gran pregio il palazzo del Bo, sede dell’Università, dove due illustri docenti – Siderius e Pavonius – si scontrano ripetutamente con bambineschi puntigli e ripicche e strampalate dissertazioni accademiche. In palio c’è la supremazia cattedratica. Ogni motivo è buono per tagliare le gambe all’altro. E l’ultimo motivo di contendere sarà  individuare la causa mortis di un cadavere che presenta segni di morte violenta. Ma le spesse  mura dell’Ateneo padovano, celano ben altri intrighi e misteri. Qualcuno tra i dottorandi sa qualcosa, forse troppo e ha paura. Ci saranno cadaveri che scompaiono per poi riapparire.  E un bieco assassino non tarderà a colpire a sangue freddo.  I tentativi di Andrea, uno studente veneziano di medicina, di sbrogliare il caso e individuare il colpevole si scontrano suo malgrado con situazioni a dir poco inquietanti. Strani personaggi, belle e intrepide fanciulle ingannatrici, libri proibiti, traffici redditizi. Si parla di una “preziosa sostanza” che viene da lontano e dovrebbe conquistare l’Occidente. Le guardie della Serenissima vigilano, ma…
Scrittura elegante, dotta direi, forse troppo, con un’accurata ricostruzione storica, destinata a palati colti per un romanzo che, a mio vedere, si sarebbe giovato di qualche limatura nelle descrizioni, qualche volta troppo tecniche, che appesantiscono la trama e rischiano di stancare il lettore.