Chi ha rubato Annie Thorne? secondo libro di C. J. Tudor è il romanzo della memoria inquieta, dei conti col passato che non tornano mai.
È il ricordo di una fanciullezza bruscamente spezzata da una tragedia familiare.
Joe, protagonista e voce narrante, è un professore di letteratura che, con false referenze, riesce a fare parte del corpo docente della scuola che era stata la sua, in una città mineraria della provincia inglese.
Joe non ha una vita facile: sarebbe pure un buon docente, ma il vizio del gioco gli ha fatto perdere dignità e lavoro. E quando una misteriosa mail lo richiama nel suo paese di origine, dove aveva giurato di non tornare più, è facile pensare a una via di fuga dai suoi guai finanziari.
Ma non è solo questo. In fondo c’è il bisogno di risolvere un mistero, tanti misteri legati alla miniera e ai suoi cunicoli. C’è il bisogno di capire cosa è successo alla sorellina, la piccola Annie, al suo amico Chris, e alla povera professoressa, di cui ha occupato il posto a scuola e ha affittato il cottage.
Sono tante le vicende che legano tra di loro tutti i personaggi di questa storia, ma il legame più strano e morboso è tra loro e la miniera.
In un susseguirsi di colpi di scena si arriva al finale, forse prevedibile, ma catartico; un finale dove Joe fa pace con se stesso, con il suo passato e anche con il suo presente.
Sicuramente è un prodotto ben confezionato, ogni personaggio al posto giusto, ogni scena è descritta a dovere, con dovizia di particolari e, tutto sommato, si lascia leggere e stimola perfino la curiosità di sapere come va a finire.
Tutto bene? No, non è così. In questo libro, dove si tocca anche il tema del bullismo -siamo negli anni ‘90 e del problema se ne comincia a parlare- ho cercato e non ho trovato l’anima.
Ho cercato e non ho trovato quel guizzo che ti lega ai personaggi e che te li rende compagni, che ti fa pensare a loro anche a libro finito e che, per sempre, li fa entrare a far parte del tuo immaginario.
Anche le atmosfere gotiche non impauriscono, piuttosto ti fanno pensare “tanto non è vero”, e la miniera è una protagonista fredda, distante e non terrifica.
Insomma ho letto un libro che mi permetto di definire “da ferie estive”, cioè lo leggi e lo conservi in libreria, ma non sul comodino.
Chi ha rubato Annie Thorne?
Roberta Gatto