Il discepolo



Elizabeth Kostova
Il discepolo
Bur
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1930. Il professore Bartholomeo Rossi, dopo il ritrovamento di uno strano, libro inizia delle ricerche approfondite su Dracula, Vlad Tepes e il vampirismo. Il materiale che esamina è molto e lo porta a viaggiare in Bulgaria,Ungheria,Romania,Grecia e Francia.
1950. Paul, studente del Professore Rossi, un giorno trova in biblioteca una copia  del libro che 20 anni prima aveva trovato il docente.
Decide di parlarne con il suo relatore e iniziare a sua volta le ricerche ripercorrendo i passi del suo predecessore facendo luce su molti fatti oscuri, tra i quali la sparizione del suo relatore.
1972. La figlia di Paul passa molto tempo da sola nella biblioteca del padre mentre lui è al lavoro, sul ripiano più alto di una libreria, trova un libro misterioso e delle lettere.
Decide così di farsi raccontare la storia da suo padre, ma prima che possa finire, sparisce, lasciandole solo alcune lettere sconcertanti.
Anche lei decide così di ripercorrere i passi dei suoi due predecessori, scoprendo notizie importantissime su sua madre e svelando un mistero sconvolgente.
Il Discepolo è un romanzo scorrevole con uno stile leggero e coinvolgente grazie alla narrazione in prima persona che porta il lettore a immedesimarsi nella storia senza sentire la mancanza di informazioni che una narrazione in terza persona potrebbe dare, ma anzi si sente coinvolto a tal punto che ha la sensazione di viverle insieme ai protagonisti.
La scelta della Kostova di mischiare fatti reali ed eventi inventati, unito alla narrazione in prima persona, portano a percepire il romanzo come un’autentica biografia basata esclusivamente su fatti reali.
La suddivisione in tre parti aiuta a seguire meglio la storia, come la scelta di inserire i salti temporali come capitoli a se stanti o come lettere, evitando così di mischiare i vari eventi.
Le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono molto accurate ma mai noiose  e lo stesso vale anche per le ricerche svolte dai personaggi.
Anche il linguaggio usato è semplice e non troppo tecnico, per lo meno nelle prime due parti del libro, perché nella terza parte, pur essendoci vari colpi di scena,il discorso cambia: il racconto diventa molto lento, monotono, troppo tecnico con il risultato di smorzare completamente l’entusiasmo del lettore rendendogli complicato arrivare alla fine del libro.
Nel complesso però un ottimo romanzo che, pur trattando un argomento sfruttato all’eccesso, riesce a svilupparlo in una veste del tutto nuova.

Micol Borzatta

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