Il tempo della strega



Arni Thorarinsson
Il tempo della strega
Edizioni del Capricorno
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Edito dalle torinesi Edizioni del Capricorno nella nuova collana “La metà oscura”, è da poco nelle librerie il primo noir tradotto nel nostro paese di Arni Thorarinsson, scrittore e giornalista islandese noto in patria e non soltanto, ma semi sconosciuto in Italia dove, tanto per rendere l’idea, non esiste ancora la sua pagina su Wikipédia (di lui trovate soltanto tre scarne righe, ma in lingua francese). Si chiama “Il tempo della strega” (365 pagine) e sarebbe probabilmente passato inosservato nel consueto mare delle uscite che precedono il Salone del libro e l’estate, se non fosse stato segnalato qualche giorno fa dal “mio” quotidiano di riferimento, come sempre alla ricerca di chicche estranee alla grande distribuzione.
Cominciamo col dire che sono 17 euro ben spesi; di questi tempi, mica poco. Che le
Edizioni del Capricorno sono partite col piede giusto, valutato che la prima uscita della collana recava la firma di un maestro di genere, Jean Patrich Manchette, e che grafica e copertine sono sin qui azzeccate.
La trama, come di consueto, la riduciamo volutamente a tre righe mal contate (continuo a chiedermi, leggendo qua e la in rete, che senso abbia pubblicare recensioni di 40 righe, di cui 35 o più sono impropriamente dedicate al plot; recensire non significa forse interpretare un’opera letteraria?): Einar, cronista
della Gazzetta della Sera, viene trasferito dalla capitale in un paesino dell’Islanda del nord dove, poco dopo il suo arrivo, la serenità del luogo (e della piccola redazione) viene sconvolta da una serie di delitti. A morire sono liceali. Solita solfa, direte voi? Ai nostri giorni, è utile sottolinearlo, non è così facile scovare tra gli scaffali trame originali, così a fare la differenza è a mio avviso lo stile. Qui l’autore, per esempio, fa ampio uso di un registro sarcastico e ciò stupisce perché in apparente contraddizione con lo stile nordico, rigido e freddo per definizione. “Il tempo della strega” scorre senza intoppi e con la giusta dose di suspense e ciò lo si deve anche, immagino, alla lunga esperienza di cronista maturata da Thorarinsson. Forse il romanzo non lascia una traccia indelebile nel nostro cuore ma, in fondo, a quanti riserviamo questo nobile ruolo? Se fosse una canzone suonerebbe come “Like Hurricane” di Neil Young nella versione live (1978) con i Crazy Horse. Voto 7.

Alessandro Garavaldi

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