Cape Town, Sudafrica. Mark e Steph vivono in un sobborgo signorile non distante dal centro della capitale. Lui insegna presso un campus universitario di secondo livello, lei nutre ambizioni letterarie non del tutto soddisfatte. Coniugati da qualche anno, sono i genitori di una bambina dai capelli biondi chiamata Hayden. Hanno qualche problema a far quadrare il budget casalingo ma sono una famiglia come tante, a prima vista, con un’unica nota distintiva costituita dalla forte differenza di età tra lui, quasi cinquantenne, e lei, poco più che trentenne.
Alla quiete ostentata da questa coppia di intellettuali si contrappone, dietro la coltre delle apparenze, una vita quotidiana piegata dal peso delle ossessioni. I Sebastian sono stati vittime di un assalto. Una banda di ladri ha invaso la loro dimora tenendoli in ostaggio sotto la minaccia delle armi. Non si sono mai ripresi completamente dallo shock. E poi sono accadute cose ancora più brutte nella vita passata di Mark: la morte in circostanze tragiche della figlia Zoë e il conseguente naufragio del suo primo matrimonio. Questo cocktail di depressione e paura soffoca sul nascere ogni tentativo di resilienza da parte dei due, ma all’improvviso, apparentemente imbevuta di difficoltà insormontabili, sembra giungere un’insperata soluzione: la possibilità di affrontare un viaggio in Europa, lontano dai fantasmi di Cape Town. Può una vacanza a Parigi essere il rimedio per risalire dal baratro della psicosi?
Sulla base di questa struttura narrativa Sarah Lotz e Louis Greenberg, i due romanzieri sudafricani che scrivono dietro il nome di S.L. Grey, sviluppano un thriller con sfumature paranormali, raccontato da due punti di vista speculari, in cui dominano la suspense e la volontà del lettore di scoprire cosa accadrà nel prossimo capitolo. Le prime duecento pagine di Una casa a Parigi volano via in poche ore lasciando chi legge in trepida attesa degli eventi. Le voci di Steph e Mark descrivono vividamente la paranoia della vita coniugale nel sobborgo sudafricano e disegnano il claustrofobico precipitare degli eventi nella casa parigina in cui si recano in vacanza. La settima di relax sognata per una vita intera si trasforma in un incubo senza possibilità di risveglio. Nella capitale francese Steph inizia a percepire la presenza di uno schema evidente che lega a doppio filo il passato di Mark al male che i due sembrano trascinare in ogni luogo. Cosa nasconde suo marito? Qual è la verità dietro la morte della piccola Zoë?
Venandosi di elementi più affini alla letteratura paranormale che non al giallo o al noir, la parte finale di Una casa a Parigi è caratterizzata dalla dimensione delirante che assumono gli eventi. Alcuni fattori che avevano costituito la forza iniziale della storia, e che ne avevano evidenziato la potenza in termini di presa del plot, perdono parzialmente efficacia, virando verso una direzione che potrebbe lasciare sorpreso più di un lettore. Rimane la curiosità di immaginare come avrebbe potuto essere sviluppato l’intreccio se fosse stata mantenuta una linearità con le premesse iniziali. Non sembra un’esagerazione affermare che la coppia formata da Lotz e Greenberg potrebbe aver perso un’ottima occasione per dar vita a un grande thriller con tutte le carte in regola per essere ricordato. Nonostante ciò, “Una casa a Parigi” ha il merito indubitabile di tenere il lettore attaccato alla pagina fino all’ultimo, come pochi libri riescono a fare.