Paolo Roversi – Psychokiller



Paolo Roversi
Paolo Roversi
SEM
Compralo su Compralo su Amazon

Psychokiller. Nella mente dell’assassino
Gaia Virgili, giovane e ambiziosa criminologa, viene inviata a Milano dal suo capo, responsabile  dell’ UACV l’Unità di Analisi del Crimine Violento, per collaborare con la polizia nelle indagini su quello che la stampa ha ribattezzato il ‘killer delle donne sole’, un assassino spietato e inafferrabile che uccide, senza lasciare traccia, donne sole in casa nell’hinterland milanese. Ma la tranquillità della metropoli è ben presto infranta da altri due gravi eventi criminosi: una rapina dal bottino milionario in una banca e un omicida che ama riprendere le sue vittime mentre le uccide e che sembra giocare a rimpiattino con le forze dell’ordine, per farsi beffa di loro. Gaia si trova così impegnata nella prima vera indagine della sua carriera, insieme al capo della Mobile Messina, poliziotto di vecchio stampo, e alla sua squadra, di cui fa parte il commissario Diego Ruiz, poliziotto fascinoso e di grande talento, ma dall’animo tormentato e con un debole per Bacco e tabacco. Lasciamo al lettore il piacere di scoprire le adrenaliche vicende che la squadra di poliziotti si troverà ad affrontare, per le strade di una Milano che Roversi ha saputo rendere inquietante e affascinante, immersa in un’atmosfera torbida tipica dei grandi noir americani. Confesso di aver letto Psychokiller tutto d’un fiato, restando sveglia sino a tarda notte (forse le ore migliori per un thriller del genere) per arrivare alla conclusione, perché la narrazione è così incalzante e coinvolgente da appiccicare il lettore alle pagine. Ovviamente, il finale, in un climax senza tregua, non poteva che essere l’ultimo fuoco artificiale, quello di chiusura, che ti lascia a bocca aperta tanto è pirotecnico e inatteso. La Milano del commissario Ruiz alterna luoghi di rassicurante familiarità come piazza San Eustorgio e il caratteristico Naviglio della Martesana, alle vie del lusso, con gli eleganti palazzi della borghesia meneghina, e ai desolati scenari dell’hinterland. Una Milano in cui pare quasi di avvertire l’odore del tabacco delle tante sigarette fumate dagli investigatori ma anche del risotto giallo con l’ossobuco, che  riesce a far dimenticare alla solerte Gaia Virgili le tensioni di un’indagine piena di colpi di scena. Roversi ha costruito un romanzo assai originale, unendo il giallo classico deduttivo (quello all’Agatha Christie per intenderci) alla suspense adrenalinica dei thriller d’oltreoceano e ha disseminato i vari indizi in un abilissimo gioco d’astuzia col lettore, che solo alla fine del libro comprenderà l’importanza di molti dettagli e informazioni inserite nelle pagine. Ė interessante rilevare che alcune scene del romanzo, specie nell’ultima parte, rimandano ad atmosfere tipiche del grande Hitchcock, come dimostra anche lo psycho contenuto nel titolo. Al pubblico più accorto, inoltre, non sfuggirà la circolarità dell’enigma, che costruisce una mise en abyme della narrazione, la quale può essere interpretata come un ironico divertissement metaletterario ma anche come una più profonda riflessione sul ribaltamento tra autore e personaggi. Un libro, dunque, che mette d’accordo ogni genere di lettore, da quello che vuole gustarsi un giallo di quelli che non ti scordi facilmente a quello che cerca anche spunti di riflessione. D’altronde, Roversi è un maestro della letteratura poliziesca, che conosce a menadito gli ingredienti per soddisfare il suo pubblico.

Donatella Brusati

Potrebbero interessarti anche...