Comincia male la giornata di Federico Santini, ricco e spregiudicato manager in viaggio sulla sua fuoriserie verso l’Argentario per un weekend bollente a base di sesso con la sua ultima fiamma. Comincia addirittura malissimo, con l’investimento, a causa della velocità e del maltempo, di un pensionato in bicicletta. Ma la convinzione di non essere stato visto da testimoni spinge Federico a ripartire verso la sua meta, fingendo che non sia successo nulla. Non sa che il peggio deve ancora arrivare e che altri guai, ancora più catastrofici per il suo futuro, lo stanno attendendo. Nonostante l’abilità di Alessandro Gordiani, il suo avvocato, l’uomo dovrà fare i conti con una serie di imprevisti che confermano il famoso detto: ‘il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi’.
Il legal thriller di Navarra ci presenta una carrellata di personaggi molto diffusi in questi anni: il vincente a ogni costo, il marito cinquantenne in fuga dall’incipiente vecchiaia, la ragazza bella e senza scrupoli…
Federico Santini è un “mostro” che avrebbe ben figurato nel famoso film di Risi, cinico fino al midollo, sempre pronto ad autoassolversi, refrattario al rispetto delle regole specie quando possono impedirgli il raggiungimento dei suoi obiettivi. Un vincente a oltranza, così ama definirsi, totalmente differente dal suo avvocato, Alessandro Gordiani, un idealista costretto a fare i conti con la vita, un animo inquieto sempre pronto a mettersi in discussione. Quanto Santini è granitico nelle sue egoistiche certezze, tanto Gordiani è divorato dai dubbi, esistenziali, ancor più che professionali. È dal contrasto tra questi due opposti che emerge la tesi di fondo del romanzo: fino a che punto la legge può far rispettare la giustizia, fino a che punto la giustizia può ristabilire l’equilibrio infranto da un reato e, soprattutto, fino a che punto la legge rende davvero giustizia?
Navarra, che in quanto avvocato penalista ben conosce i complessi e tortuosi sentieri del sistema giudiziario italiano, coinvolge il lettore in una vicenda in cui più che al bene e al male occorre guardare al giusto e all’ingiusto e soprattutto riflettere sull’immane compito che spetta alla giustizia e a chi la deve tutelare. La statua di Mercurio posta davanti al Tribunale di Roma, più volte citata nel romanzo, è simbolo dell’ambiguità della legge, infatti Mercurio, il greco Ermes, oltre che dio protettore dei viaggi e dei commerci e guida delle anime nell’Ade, è il dio protettore dei ladri, ladro lui stesso sin da bambino. Questa ambivalenza è perfettamente ritratta nel personaggio di Santini, nelle sue vicissitudini giudiziarie, nel personaggio così reale e così intimamente corrotto, a cui un pubblico ministero onesto e dedito alla sua professione vuole comunque rendere giustizia.