Una mamma silenziosa – Caroline Mitchell



Caroline Mitchell,
Una mamma silenziosa
Newton Compton
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La nascita di un figlio può generare un enorme dolore ma anche un’imprevedibile occasione: è quello che capita a Roz, giovane futura mamma irlandese alle prese con una gravidanza non desiderata, la quale è costretta a cedere il figlio in arrivo, per evitare il trauma dell’aborto. La famiglia che sceglierà di adottare suo figlio è composta dalla più famosa, ricca e ammirata coppia di attori americani, Sheridan Sinclair e Daniel Watson. Ovviamente, tutto dovrà avvenire in segreto, perché la riservatezza è fondamentale in situazioni simili. Così Roz non può confidare all’affezionatissima Dympna, coinquilina e amica del cuore, chi saranno i futuri genitori del suo bambino. Inutilmente Dympna cerca di convincere l’amica a evitare una soluzione così incerta e ambigua, offrendole il suo conforto e il suo sostegno: Roz sa, che se non vuole farle del male, dovrà andare avanti nel suo piano e abbandonare l’Irlanda per l’avventura americana. Molte peripezie, però, l’attenderanno e le lasciamo scoprire al lettore.
Una mamma silenziosa tratta di un argomento attuale e scottante: la maternità surrogata e, in questo caso, la cessione del proprio figlio da parte di una ragazza sola e in difficoltà economiche a una coppia benestante, per offrirgli la possibilità di un’esistenza confortevole e privilegiata.
La Mitchell, però, non utilizza l’argomento per una esplicita denuncia sociale, bensì per costruire un thriller psicologico che in effetti riesce a coinvolgere il lettore fino allo scioglimento finale.
Nei gialli anglofoni, i legami familiari, pieni di passioni, reticenze, segreti che creano un pathos da tragedia greca, sono una tematica molto diffusa, che consente riflessioni interessanti. Così, il lettore si rende conto di quanta tensione e stress comporti l’essere un divo o una diva adorati da milioni di fan, come Sheridan e Daniel, e di come la loro vita perennemente sotto le luci dello star system li spinga a confondere se stessi con il personaggio che sono ormai costretti a rappresentare.
Si parteggia ovviamente per la sfortunata Roz, ingenua e coraggiosa, ma è difficile sfuggire alla compassione che suscita la figura di Sheridan, costretta a lottare contro l’inizio del viale del tramonto, contro l’età che le sottrarrà la passione del marito, l’ebbrezza del successo, l’ammirazione dei fans. Nel buio della sua anima, nel cinismo delle sue scelte, nella spietatezza del suo agire, si intravede sempre la disperazione di un’infanzia negata, di una madre manipolatrice, del successo posto come esclusivo valore dell’esistenza. Il finale ci conferma un’ancestrale verità: per essere una buona madre, devi imparare a privilegiare la capacità di amare sul bisogno di essere amata.

Donatella Brusati

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