Lui si chiama Théophraste Renard. Bob per tutti. Si è preso tre anni per un furto con scasso, ma ora è appena uscito. Un delinquente con una particolarità. Non ne può più del mondo criminale. Vuole una vita tranquilla. Un amore, un lavoro rispettabile e una casa. Ha però in tasca un divieto di soggiorno a Parigi per i prossimi cinque anni, ma lui di lasciare la capitale non ne vuol sapere. Se non trova redenzione nella Ville Lumière, non la cerca da nessun’altra parte.
La sua clandestinità non è poi un ostacolo così insormontabile. Un alloggio lo trova (sì, deve soddisfare le voglie di una vedova di mezz’età, ma per i primi tempi può andare) e così un buon lavoro come autista spedizioniere. Ma il colpaccio lo fa nella sfera dei sentimenti. Lei si chiama Geneviève, segretaria nella sua stessa azienda, autentica brava ragazza. Innamoramento puro, progetti di matrimonio.
Gli sforzi di Bob sono sinceri e in effetti l’aria che inizia a respirare si fa ogni giorno meno malsana. Ma il vissuto di un malvivente può mai evitare di ripresentarsi? Se la domanda è retorica, la risposta non è scontata. Perché ne Gli sbirri hanno sempre ragione la semplice giravolta del destino non si alimenta degli abituali polizieschi con pupe e gangster. Troppo filosofo e testimone oculare dei bassifondi il maestro André Héléna per entrare in una pur rispettabile tradizione letteraria. Qui è lo Stato a mostrare il suo volto più corrivo, ottuso come solo la burocrazia e la cecità umana spacciata per senso di legalità sanno risultare. Un romanzo con un respiro oserei dire civile. E di una modernità assoluta, se anche in chi legge le prime pagine riaccendono nella mente il trattamento del povero Stefano Cucchi (mica male con un testo che risale al 1948, no?). Perché per l’abisso non si è mai in ritardo. Romanzo magistrale. Autore su cui finalmente si è acceso il sole anche nel nostro paese.
P.S. La casa editrice Aìsara affida le copertine dei romanzi di Héléna alle illustrazioni di Igort. Osservatele con attenzione. Sono un piacere unico.
Gli sbirri hanno sempre ragione
corrado ori tanzi
