Il romanzo di Giuseppe Festa ci trasporta nell’ormai lontano 1995, in Norvegia, nelle magiche isole Lofoten, terre di monti, ghiacci, mare, balene e baleniere. Nel porto di Ballstad è ancorata una di queste grandi navi, la Pequod. A bordo c’è solo il capitano Ian Gunnarsson che viene ucciso da un misterioso assassino con lo stesso rampone usato per catturare i grandi cetacei.
La mattina seguente, il detective Margus Morgen ha deciso di uccidersi infilandosi in bocca la canna di una pistola: “Respirò a fondo, fino a sentire la nausea che conosceva bene. Solo allora spinse la canna contro il palato e aumentò la pressione sul grilletto. Aveva in testa una sola cosa: aprire una via di fuga in quella trappola di pensieri.”
Da quando un anno prima in uno scontro a fuoco a Oslo ha perso una gamba, la vita di Morgen è completamente cambiata. Hanne, la donna che amava, lo ha abbandonato e Marcus ha perso anche il suo lavoro di ispettore della polizia criminale. Così, è tornato da dove era partito: alle isole Lofoten, un arcipelago situato oltre il circolo polare artico, dotato di una bellezza selvaggia e solitaria che i turisti adorano, ma che l’ispettore Morgen sembra non apprezzare.
Eppure, Marcus non può morire. Se lo facesse, la storia non potrebbe proseguire, perché il nostro protagonista è proprio lui. A salvarlo, giunge l’amico e collega di una vita, Ailo Boger, che gli porta una notizia sconvolgente: due bambini in cerca di granchi hanno trovato tra le alghe e i molluschi di una spiaggia del piccolo villaggio di Reine una gamba umana. Sinistra. Recisa di netto sotto il ginocchio. Un dettaglio che colpisce Marcus personalmente.
Il polpaccio è segnato da un tatuaggio: le lettere H. M. attraversate in diagonale da una freccia dalla cui coda si dipana un filo intrecciato alle lettere. Cosa vogliono dire quelle lettere? E soprattutto, dov’è il resto del corpo?
Ritrovare il resto del cadavere, però, non risolve il problema, perché il delitto della gamba troncata è solo il primo di una lunga serie la cui costante è “la legge del taglione”. Nonostante Marcus abbia setacciato tutti gli archivi della polizia criminale, non ha trovato nessun caso simile a quello che sta seguendo.
Parlando dell’indagine con Valentina Santi, una ricercatrice italiana esperta di balene che conosce le isole alla perfezione, Marcus osserva che: “L’assassino non colpisce a caso. Conosce bene le sue vittime e non è escluso che loro conoscano lui. Ma quando ha finito di torturarle, lascia che muoiano da sole. Col rischio che sopravvivano e lo inchiodino.”
Che logica c’è in tutto ciò? Senza dubbio, chi uccide ha l’intenzione, nemmeno troppo velata, di punire chi fa soffrire e ammazza gli animali, non a caso le vittime sono: un baleniere, un cacciatore, un bracconiere, un pescatore e un’allevatrice. Per questo, i primi sospetti cadono su Erik Jensen, che come spiega Valentina, è “un fanatico a capo di un gruppo ultra-ambientalista, i Legionari per la Terra. È stato denunciato per varie azioni violente, ed è pure sospettato di aver messo una bomba su una baleniera giapponese.”
La polizia lo tiene d’occhio insieme ai suoi compagni, ma la scia di sangue continua e Marcus è convinto che dovrà mettersi in gioco in prima persona per scoprire un assassino che vendicando gli animali cerca anche una redenzione dal proprio passato.
L’autore del romanzo, Giuseppe Festa, si occupa da sempre di educazione ambientale, è autore di reportage sulla natura e ha collaborato con il National Geografic.
La sua passione per l’ambiente informa di sé tutto il romanzo. La storia gialla è interessante e ben strutturata, ma ciò che rende il testo particolare e affascinante è l’amore per la natura che traspare da ogni pagina. Un esempio? Ecco una delle prime scene del libro: “La luna, spuntando sotto una coltre di nuvole, bagnò con luce rarefatta le montagne a picco sul porto, svelandone le vette taglienti. Ai loro piedi, il riverbero increspato della corrente mostrava tonalità cangianti di blu, mentre lo sciabordio dell’acqua batteva ritmicamente sulla carena della Pequod. Poi, la luna tornò a nascondersi, lasciando soltanto suoni e odori di un paesaggio invisibile. Qualcosa di sinistro pervase la notte.”
Una notte sinistra ma magica, come sono magiche le isole Lofoten e la loro splendida natura.