La ragazza nel parco

Olivia Randall è uno dei migliori avvocati difensori di New York. Sicura di sé, determinata e ambiziosa, ma con alcune situazioni personali irrisolte che tornano a tormentarla quando accetta di difendere il suo ex marito accusato di triplice omicidio.
Alafair Burke (figlia di James Lee Burke), pagina dopo pagina, accompagna il lettore lungo un viaggio destinato a mettere a dura prova convinzioni e certezze della protagonista. Non solo per quanto concerne l’innocenza o la colpevolezza del suo assistito (in un primo momento è fermamente convinta che sia vittima di una trappola, ma poi cominciano a sorgere dubbi sempre più destabilizzanti), ma anche con riferimento alla professione stessa di avvocato. Ai dilemmi etici e al senso di colpa.
“La ragazza nel parco” è un ottimo romanzo e definirlo unicamente come legal thriller sarebbe riduttivo. C’è tanta carne al fuoco. Si parla d’amore e di dolore, di come sia difficile affrontare la morte di chi hai amato e della difficoltà di non cedere alla tentazione di lasciarsi andare. È una storia avvincente e senza cali di tensione, con una trama che funziona, ma è anche una profonda disamina dei sentimenti. Tanto che l’indagine, la parte legale, a volte sembra farsi un po’ da parte per permettere all’autrice di parlare di altre tematiche che le stanno a cuore, di dinamiche e legami familiari e di come la vita possa sempre offrire occasione di redenzione. Pur senza scene adrenaliniche, non mancano i colpi di scena e la suspense, soprattutto a livello psicologico, è sempre molto alta. Grazie anche ai personaggi, soprattutto quelli femminili, che possiedono voci belle e potenti, tanto da risultare non sono coinvolgenti, ma anche decisamente credibili. Fra tutti, ovviamente, la protagonista che possiede tutto ciò che serve per diventare un personaggio seriale.
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