Che delusione questo Eduardo Del Llano! Ho provato per ben due volte a leggerlo e ogni volta mi sono detto che di narratori come lui ce ne sono tanti anche in Italia, basta scegliere tra Paolo Nori, Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Raul Montanari e chi più ne ha più ne metta, spigolando in mezzo agli scrittori del niente. E pensare che mi era stato magnificato come un ottimo scrittore cubano, già sceneggiatore cinematografico (ricordate il cervellotico La vita è un fischio, arrivato anche in Italia nei circuiti d’essai e teletrasmesso su Sky?), nato a Mosca ma cresciuto nel quartiere avanero (quant’è brutta la traduzione del temine in avanese!) del Vedado, persino Premio Calvino in Italia con La clessidra di Nicanor, edito da Giunti nel 1997.
Tra l’altro per gli scrittori cubani ho una predilezione particolare, penso che stiano vivendo un momento importante della loro storia e quindi sono in grado di raccontare bene problemi e sofferenze.
Del Llano fa eccezione, perché invece di raccontare la realtà circostante in modo esplicito e immediato, si affida a un alter ego assurdo come Nicanor, si abbandona a metafore intellettualistiche che vorrebbero essere ironiche, tentano di strappare il sorriso, ma riescono solo a infastidire. Danilo Manera – che lo traduce insieme a Elisa Montanelli e ne cura l’edizione italiana – afferma che Del Llano è uno che ha passato anni a criticare quel che a Cuba non gli andava bene, ma nel contempo si identifica troppo con la realtà in cui si è formato, nonostante si deteriori a vista d’occhio. Per questo è insoddisfatto sia all’Avana che a Madrid, dove ha vissuto per qualche tempo. Sarà anche vero, ma è inutile che ci dica nel pessimo Unplugged (racconto che dà il titolo alla raccolta) che non esistono scrittori bravi e altri no, bensì che certi scrittori sono considerati bravi solo per il fatto di essere emigrati. No, caro Del Llano, non funziona così. Esistono scrittori bravi e sono quelli che quando li leggi ti fanno accapponare la pelle perché ti raccontano la realtà e tu la soffri come se la stessi vivendo, vedi Erick de Armas autore del recente Elena è rimasta … y papá tambien, tanto per dire uno dei meno famosi, ma potrei citare l’opera omnia di Leonardo Padura Fuentes (Il romanzo della mia vita), di Pedro Juan Gutiérrez, Zoé Valds (Café nostalgia) e Karla Suarez (Silenzi e La viaggiatrice). L’elenco non è esaustivo e sono tutti cubani come te, non tutti profughi dalla loro terra, ma ugualmente letti in patria e fuori. Esistono scrittori inutili e tu sei uno del gruppo, benvenuto in Italia, terra dove ti troverai sicuramente a tuo agio. Perché mi leggessero dovevo andarmene, fai dire al protagonista del tuo racconto. Per quel che mi riguarda fai bene a restare a Cuba, ché è la prima e ultima volta che mi do la pena di leggere racconti piatti, privi di nerbo e di suspense (intesa in senso carveriano). Le storie di Del Llano finiscono come cominciano, senza un minimo di crescendo, senza un briciolo di tensione narrativa, senza mai coinvolgere il lettore. Tra le pagine di Unplugged mi sono trovato a rimpiangere persino Il volo del gatto di Abel Prieto (Marco Tropea, ma lo trovate nei Reimanders, non l’ha comprato nessuno). Ed è tutto dire.