Venezia enigma – Alex Connor



Alex Connor
Venezia enigma
NewtonCompton
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Venezia, XVI secolo: terzo capitolo della tragica trilogia veneziana,  che continua a giocare  sapientemente con la suspence . É  già passato un lungo inverno e pian piano tutto un anno dagli avvenimenti del secondo capitolo: “ cospiratori di Venezia” e dal disperato  tentativo  di  Marco Gianetti di far assassinare il suo aguzzino: Pietro Aretino, non solo il letterato e poeta che tutti ricordiamo, ma l’orribile essere grasso, dipinto da Alex Connor come un malvagio principe delle tenebre, ambiguo, scaltro e terribile con le sue tante preziose conoscenze veneziane e la sua infame corte… Ma,  ohimè, l’attentato, mercé l’inattesa intromissione  di Adamo Battista e il tradimento di Spolatti , il cantore evirato, era andato in fumo condannando all’esilio dopo lunghe torture quelli che avrebbero dovuto essere suoi complici: gli ebrei che vivevano nel ghetto ed erano pronti alla vendetta. Il ghetto veneziano era il più antico d’Europa. La parola ghetto infatti, la stessa in tutte le lingue, trae origine proprio dalla parola veneziana “geto”. Nel primo medioevo infatti, in questa parte della città, c’era un’antica fonderia (“geto” in veneziano) per forgiare le bombarde, i piccoli cannoni delle navi. Quando nel 1516, la Repubblica della Serenissima stabilì per legge che tutti gli ebrei dovessero risiedere qui, la maggior parte di loro proveniva dall’Europa Centrorientale per cui parlavano tedesco. Ragion per cui storpiarono la parola veneziana “geto”,  in “gheto” (alla tedesca), creando il nome in seguito usato in tutto il mondo.
Ma torniamo a “Venezia enigma”. Anche stavolta testimone, e prologo della tragedia legata alla maledizione della storia cominciata dopo il suicidio di sua madre, sarà Marco Gianetti, voce narrante  che, con le sue  agghiaccianti  confessioni, riprende il suo ruolo di protagonista. Marco Gianetti che, dopo essersi brevemente allontanato con Tita Boldini, sua amante ma anche  al soldo dell’Aretino, è tornato a Venezia. Il suo  lungo calvario di totale asservimento al Poeta non è ancora finito. No, anzi ,forse ora  è peggio. Tormentato dai crimini, che per vigliaccheria ha avallato e che pesano sulla sua coscienza, nel tentativo di trovare  una redenzione,  ha sollecitato l’appoggio di Nathaniel der Witt, uno straniero, lo speziale olandese scienziato, mago, ma soprattutto uomo tormentato. da anni in caccia degli uccisori di sua figlia, la prima  vittima ad Amsterdam dei crudeli mostri che potrebbero essere anche i peggiori nemici e ricattatori del nobile veneziano e che forse si celano dietro una cervellotica filastrocca.  
Nathaniel der Witt brama vendetta: ma appena sbarcato a Venezia per  mettersi in caccia è stato aggredito e quasi pugnalato a morte. Ciò nondimeno la sua aggressione non è imputabile ad Adamo Battista, anima nera del l’Aretino, perché ne è stato solo testimone. Ma allora? Anche il nuovo omicidio che,  dopo un periodo di effimera pace, sconvolgerà la città verrà attribuito alla ricomparsa per le calle e nei canali dei  Lupi di Venezia. Ora Nathaniel de Witt deve scoprire l’identità della mano, la stessa misteriosa che insegue da anni ormai  dopo l’uccisione di sua figlia. Identità occultata dietro entità  che si muovono spregiudicatamente e colgono ogni opportunità per acquisire sempre maggior potere, coinvolgendo nelle loro contorte  trame fragili e inconsapevoli pedine.  Entità che potrebbero essere l’Aretino, viscido ma mostruosamente affascinante come un cobra, il suo crudele e altrettanto letale socio e spia, l’impenetrabile fiorentino, Adamo Battista, o la sua  spalla, il  bel giovane, con sangue orientale,  il suo l’enigmatico e misterioso protetto,  Nikolas Volt o addirittura Caterina Zucca, la bella cortigiana.
Con l’appoggio e i consigli  del suo nuovo alleato olandese, ma pur sempre sotto il tallone di  Pietro Aretino, Marco Gianetti si illude  di poter trovare finalmente la pace e a maggior ragione dopo la scomparsa dalla scena per morte naturale del suo peggior nemico. Ma Adamo Battista,  un tempo l’ombra dell’Aretino, ora anche spia la Serenissima, è subentrato al suo ex padrone nel ricatto, la vita di qualcuno, vicino a Marco Gianetti, è in pericolo  e la laguna sembra sempre più un luogo pericolosamente sinistro. La morte è pronta a colpire, in agguato dietro ogni angolo.
La sete di sangue dei Lupi di Venezia non è ancora placata…
Ancora una  volta  Alex Connor  ci regala una Venezia molto diversa dalla  decadente ma splendida regina della laguna, la città incensata dai viaggiatori nei secoli.. Di nuovo con “Venezia enigma”, sanguinario e oscuro seguito di “I Lupi di Venezia” e di “I cospiratori di Venezia”, riporta in scena la Serenissima con una trama complessa, molto articolata  e che coinvolge il lettore fino all’agognata conclusione. Anche stavolta, come per i due precedenti capitoli, ci offre  un’ampia  carrellata di personaggi a movimentare  la scena, scambiandosi continuamente il timone, in una città diversa, cupa, crudele, che affronta e si scontra quotidianamente, senza tregua, con turpitudini, ricatti e orrori. E non bastano a riscattarla le sublimi opere create giornalmente dai tanti e illuminati artisti di quel periodo. E anche per loro e tra loro si trama e si intriga in  un incessante carosello  di competizioni. Ma  sono molti  e se Tiziano, il Maestro per antonomasia,  domina nelle corti tedesche e spagnole, Tintoretto  con la sua incontenibile, eccezionale  capacità di sfornare nuove opere, rifulge a Venezia tra i veneziani. mentre anche il Veronese, facendosi largo con giovanile, spavalderia comincia a bussare alle porte della Serenissima. Come riscattare allora una città dove il quotidiano di piccoli commercianti, servitori, schiavi ed ebrei del ghetto deve confrontarsi con l’opulenta  sfrenata  ed esibizionistica ricchezza della città lagunare, meta di mercanti di ogni parte del mondo a caccia di affari e fortuna? Il tutto poi troppo spesso solo in virtù di ricatti e corruzione. In un’epoca infatti  in cui dominano la malvagità e le perversioni di ogni genere, i prevaricatori e  i cospiratori  hanno vita facile. Molto difficile pare anche perché,  come una  maschera di carnevale, la città  nasconde le fattezze di chi la porta, e offre copertura  ai suoi veri padroni. Veri padroni dunque non sono più  il doge, i figli della nobiltà lagunare, ma i Lupi, apparentemente membri di una specie di una agghiacciante e minacciosa congrega. Emanazione mostruosa di una perversione che si accanisce contro giovani donne innocenti. 
Anche stavolta Marco Gianetti dovrà  fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni mentre  una serie di efferati delitti ha ripreso a sconvolgere la città. I Lupi di  Venezia sono tornati e hanno rincominciato  a uccidere. Ma cosa mai li spinge a massacrare e fare a pezzi le proprie vittime?  Sono solo una simbolica rappresentazione del male? Oppure sono asserviti a qualche folle dannata fascinazione?

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Patrizia Debicke

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