Diario di un seduttore – Togawa Masako



Togawa Masako
Diario di un seduttore
Marsilio
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 Confesso che mi sono avvicinata a Diario di un seduttore con un po’ di timore: gli autori giapponesi di gialli non sono per me sinonimo di scrittura avvincente e invece sono stata del tutto smentita da Togawa Masako, scomparsa nel 2016 a ottantacinque anni, cantante, attrice e proprietaria di nightclub, ma anche attivista gay e femminista e importante scrittrice di noir.

Diario di un seduttore è un romanzo straordinario nonostante la storia appaia e sia narrata in modo molto semplice. Honda Ichiro, manager trentenne che ha studiato negli Stati Uniti, lavora a Tokyo, ma nel fine-settimana torna dalla moglie che risiede a Osaka nella ricca residenza di famiglia. Honda Ichiro si presenta come un professionista serio e dedito al lavoro e alla famiglia, ma in realtà è un libertino che dedica le notti a Tokyo al sesso con giovani donne incontrate in locali notturni. Inoltre tiene traccia delle sue avventure in un quaderno che lui stesso ha chiamato Diario di un seduttore.

Fin qui la vicenda appare piuttosto banale: nonostante la nostra percezione occidentale dei giapponesi come indefessi lavoratori, non facciamo fatica a credere che tutto il mondo è paese e che anche loro qualche peccatuccio lo commettono.

Il problema sorge quando le donne con cui Ichiro si accompagna cominciano a morire assassinate. Il lettore sa che il colpevole non può essere lui, perché il narratore ci mostra la vicenda completamente dal punto di vista di Ichiro, ma se si trattasse di un narratore inaffidabile? Infatti la prima parte si chiude con la condanna a morte del seduttore.

Nella seconda parte entra in scena un famoso studio legale di Tokyo e la vicenda si trasforma quasi in un legal thriller: l’anziano avvocato titolare dello studio accetta di patrocinare Ichiro in appello e incarica un giovane praticante di investigare. Un possibile, convincente, colpevole appare all’orizzonte e il romanzo si trasforma in una caccia all’uomo.

Tuttavia, vi avverto: il finale è sorprendente e Togawa Masako non è un’autrice che si accontenta dei finali stereotipati e scialbi.

L’ambientazione giapponese lascia a volte disorientati noi lettori occidentali, tuttavia è interessante conoscere alcune abitudini nipponiche, come quella di lasciare le scarpe in appositi contenitori nell’atrio dei condomini. Occorre inoltre tenere presente che il libro è stato scritto nel 1962 per cui alcune circostanze, come la professione di perforatrice meccanografica di una delle ragazze sedotte, appaiono giustificate.

I personaggi sono tratteggiati in modo asciutto e lineare, senza fronzoli, ma con precisione e chiarezza e soprattutto senza alcun giudizio morale da parte dell’autrice.

In conclusione Diario di un seduttore è un giallo molto bello, con poca azione, ma con un meccanismo perfetto degno dei film di Hitchcock. 

Rita Garzetti

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