Al bar. Esuli e sconfitti dal tempo. Sorpassati dalla vita, certo pure. Però vent’anni prima avevano vent’anni in meno e quel tempo era la loro gioventù. Pure la loro terra era la loro gioventù. E durante i loro vent’anni nella loro terra si combatteva una cosa passata alla storia come Guerra Civile. Francisco Franco, fascismo, repubblicani, comunismo, anarchici, confederazione generale dei lavoratori, Madrid, Barcellona, Arriba España. Vinse Franco e perdettero tutti. Seduto a un tavolino José inizia a raccontare la sua storia. José non era né un partigiano della Repubblica né un miliziano franchista. Un malvivente, un ladro, un gigolo per donne con tante voglie e non meno anni, ma non un combattente. Eppure la sua storia lui la racconta perché ogni storia può essere raccontata e ascoltata quando tutto è finito no? E poi anche lui ha avuto il suo Franco personale, infinitesima potenza del caudillo, ma del trio Dio-Patria-Famiglia pur sempre un manovale col distintivo al petto. Si chiama Salvador e i conti in sospeso con lui hanno deviato i suoi giorni. E anche Conchita merita il tempo per un ricordo. «Allora…» cominciò. Pur in una non impeccabile scelta del titolo per l’edizione italiana (ma morirà mai questa barbarica abitudine di modificare la scelta originaria di un artista?), l’ottima editrice sarda Aìsara dà alle stampe Viva la muerte!, nuovo romanzo sul cammino della riscoperta di André Héléna. Gliene dobbiamo atto e riconoscenza perché ogni libro è un’esistenza che vuole venire a parlarci. Che ci vede lì, in perfetta solitudine con un bicchiere vivo a metà e il posacenere pieno di mozziconi. E ci racconta che qualche anno fa da qualche parte in Europa fuggiva un ragazzo, un uomo o una donna in cerca di un angolo dentro cui salvare la pelle e di un minimo di requie per evitare di pensare che la sua vita fosse solo seminare poliziotti, gendarmi, miliziani, magnaccia o killer. I personaggi di Héléna bruciano. S’accendono in un’energia di vita che, per quanto cieca e spesso priva di orizzonti che non sia l’ora che si sta vivendo, racchiude in sé un’umanità di cui la pagina scritta mantiene intatto il sangue e i nervi con cui sono fatti. Gli attori dell’universo heleniano non si appartengono. Anche quando qualche giorno od ora di libertà li convince di essere indipendenti e autonomi. Viva la muerte! non fa eccezione. Il tratto politico c’è tutto e non è neanche tanto timido. Ma non esaurisce o sintetizza alcunché. José apre il suo libro dei ricordi. E se non vengono a galla ideali o atti di coraggio è perché ognuno usa quello che gli è capitato in sorte. Per poterlo sciupare a suo disgraziato piacimento. L’autore non fa sconti. E la vita non gliene ha mai fatti. Un gigante.
Viva la muerte!
Corrado Ori Tanzi