Per mia fortuna quest’anno ho passato le vacanze in Sardegna e mi sento di dire che lo spirito sardo si sparge lungo tutte le pagine della raccolta Made In Sardinia, che va meritoriamente al di là della mera somma di luoghi e brani in dialetto (pardon lingua, che il Sardo non è un dialetto) in cui si rischia di incappare leggendo un libro dai chiari connotati geografici.
Un plauso ai redattori e agli autori per aver dato una visione sarda, ma non sorda, della loro isola che, pur essendo meta di vacanzieri continentali, resta abile nel conservarsi isolata nonostante le orde barbariche dei cacciatori di sole agostani.
Si respira, dicevamo, un senso di tradizione e di dedizione verso una terra aspra ma accogliente, in cui convivono realtà cittadine, e piccolissimi centri urbani dove vigono, non scritte ma ben impresse nelle menti di chi ci abita, regole ancestrali tramandate secondo tradizione, di padre in figlio.
I 18 racconti che compongono Made In Sardinia spaziano dal surreale al noir più classico e danno chiaramente ad intendere che gli autori sardi posseggono una voce indipendente e sperimentale, che ben arricchisce il panorama italiano della letteratura di genere.
Per ragioni di spazio non mi dilungo in tediosi elenchi di brani di ciascun racconto, ma consiglio vivamente la lettura di questa raccolta soprattutto ai continentali, che avranno delle belle sorprese e si chiariranno un po’ di più le idee sulla Sardegna. Scopriranno così che non è solo la terra dei vip e delle ville secretate.