Palermo e Torino (soprattutto). Qualche anno fa. Sei poliziotti di questure diverse continuano a fare squadra. A Palermo un sicario spara al giovane carabiniere Innocenzo Di Matteo, padre ucciso dalla mafia vent’anni prima, sulle tracce dei colpevoli. La madre vedova vive a Torino e chiede aiuto alla polizia perché trova l’appartamento a soqquadro; anche Teresina, la 13enne “ritardata” testimone dell’esecuzione viene spedita nel capoluogo piemontese. Altri pubblici ufficiali vengono eliminati, alcuni perché indagano, alcuni perché sono “mele marce”, complici a rischio di uno dei boss, Don Mimì. C’è un enorme carico di droga che aspetta in un container del porto di Messina, non si capisce più chi può acquistarlo. L’ispettrice omosessuale Gabriella Franchi a Genova coordina colleghi e amici: Piero Fantacci (malato di tumore) a Siena, Anna Gilli a Trieste, Giovanni Marras in Sardegna, Carlo Dalloio proprio a Torino, Antonio Palermo proprio in Sicilia. Mentre scoppia una guerra aspra fra le cosche, c’è un grande manovratore corrotto e sconosciuto che ostacola le indagini, pure quelle dell’Interpol.
Non manca certo il ritmo al secondo romanzo della serie inventata da Elide Ceragioli, 61enne toscana neuropsichiatra infantile (si sente!), da alcuni anni prolifica scrittrice di romanzi e racconti. Segnalo i test cognitivi. Narra in terza varia, su buoni e cattivi, con alcune incursioni di corsivo in prima, centrate sui pensieri della bella ragazzina “sana” ma turbata, con straordinarie capacità di disegno. La storia è più gialla che noir, non a caso la citazione iniziale è di Chesterton. La graziosa illustrazione di copertina riflette un tatuaggio del killer, essenziale per le indagini: una vorace serpe verde con lingua biforcuta e denti aguzzi sul braccio armato di pistola silenziata. Peraltro si usa anche esplosivo. Continui e reciproci ammazzamenti fanno zoppicare un poco il contesto socio-culturale e i caratteri formali di una siffatta squadra, tuttavia la storia corre, i personaggi intrigano, le emozioni hanno sentimento. Vivaldi prima dell’impatto, cioccolata calda di conforto. Attendiamo il prossimo.