In attesa di averlo graditissimo ospite al NebbiaGialla Suzzara Noir Festival, riproponiamo la nostra recensione di La lupa
La Lupa. La puglia feroce di Piernicola Silvis
Nel prestigioso ospedale religioso di San Giovanni Rotondo un uomo attaccato alle macchine e ai tubicini del reparto di Rianimazione dà segni di volersi svegliare dal suo coma. Accorre il personale sanitario e constata che sì l’uomo sul letto bianco, intubato e pallido sta tornando nel mondo dei viventi. Peccato che il miracolo riguardi uno spietato killer di bambini, un uomo a cui le forze dell’Ordine hanno dato una caccia spietata per mesi e che pensavano ormai più morto che vivo: zio Teddy, ovvero Diego Pastore. Renzi Bruni che ha contribuito a catturarlo e che sembra avere con lui un legame particolare e insano viene immediatamente avvertito dal viceprimario del reparto e arriva quasi subito a San Giovanni Rotondo. Pastore nonostante sia ancora in rianimazione sembra spavaldo e feroce più che mai e pronto nuovamente a ingaggiare una lotta senza pari con le forze dell’Ordine e in particolare con Bruni, quasi il suo alter ego naturale.
Quello che Bruni non sa è che prima che venisse catturato e portato esanime in ospedale, zio Teddy ha stretto un patto di sangue con la pericolosa mafia del Gargano, retta al momento saldamente da Sonia Di Gennaro, detta la lupa, la sanguinaria moglie di un carismatico boss locale. Una donna che è capace di filmare l’omicidio e lo squartamento di un uomo sotto i suoi occhi e di vendere parti dello stesso, poi, nella macelleria di famiglia.
La Lupa, con una operazione impeccabile fa evadere Pastore dall’ospedale e Bruni inizia così una caccia spietata per andare a riprenderselo. Ma sul Gargano nulla è facile da portare a termine soprattutto quando si ha a che fare con una delle mafie più pericolose del Paese.
È una Puglia insolita, bellissima e selvaggia quella descritta da Silvis nel suo ultimo lavoro letterario, molto lontana dalle spiagge alla moda del Salento e più ostica anche nei suoi luoghi più spirituali. In un luogo così ancestrale e affascinante stride ancorpiù la ferocia e la crudeltà con cui i protagonisti operano portando avanti le loro redditizie attività criminose. E se Sonia Di Gennaro è spietata per potere e per soldi, la devianza mentale di zio Teddy fa ancora più paura nella sua lucidissima follia omicida. La Lupa è un romanzo difficile dove, nonostante la bravura dell’autore, il lettore fa fatica a sopportare tanta crudeltà e spietatezza. Certo, la suspense ne beneficia moltissimo ma il romanzo ne esce costretto in una spirale di odio puro dove anche i “buoni” per definizione di ruolo si lasciano andare all’esasperazione dell’animo. In tutto questo la grandiosità e la perfezione dei dialoghi così come lo stile e la lingua di Silvis ne escono assolutamente vincitori e sono essi che finiscono per conquistare appieno chi legge.
La Lupa ha bisogno di tempo e amore per la lettura per essere assaporata appieno.
Ha bisogno di rispetto e consapevolezza perché parlare del Male è sempre un lavoro complicato.