Alla vecchia maniera – Paolo Roversi



Paolo Roversi
Alla vecchia maniera
Mondadori
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Dopo il mitico Enrico Radeschi e la profiler Gaia Virgili, Paolo Roversi ha creato un nuovo personaggio, il commissario Luca Botero, soprannominato l’Amish per un motivo che diventerà sempre più evidente con lo scorrere delle pagine. Questo romanzo ci trasporta nel cuore degli anni ’70, ma attenzione: Alla vecchia maniera è ambientato nel 2015, nei giorni dell’Expo, però il nostro commissario vive appunto alla vecchia maniera, niente cellulari, niente internet, niente diavolerie digitali, insomma il vecchio fax, gli archivi pieni di scartoffie, quei bei telefoni a disco da infilarci il dito, i pantaloni a zampa d’elefante e tutto l’armamentario di quegli anni ormai lontani, come l’acconciatura alla Farrah Fawcett o l’abbigliamento da Tony Manero. Non anticipiamo al lettore le motivazioni di tale scelta di vita da parte di Botero e dei componenti della sua squadra ( tra cui un personaggio, Michele Ferrara, col ciuffo alla Elvis), diremo soltanto che la squadra, denominata Alfa, del commissario si troverà a indagare su omicidi che coinvolgono un avvocato dai clienti non troppo raccomandabili e uno dei suoi clienti, decisamente poco raccomandabile. Ma quelli che sembrano delitti dal movente evidente si riveleranno invece far parte di un disegno complesso e intricato, che solo la mente analitica e razionale del commissario si rivelerà in grado di decifrare. Tutto questo in una Milano eccitata dall’Expo, frenetica e inquieta, mentre il luogo in cui ha sede la squadra alfa ci riporta a tempi più umani, lenti e ciononostante pieni di vita autentica.

Le prime pagine di questo romanzo fanno entrare il lettore in un’atmosfera quasi cinematografica: una fumosa sala da biliardo, atmosfere dense e cupe da noir, ci si attende solo l’entrata in scena di Robert Mitchum con la pistola pronta a far fuoco. Invece Roversi con la consueta abilità da giocoliere spariglia le carte e ci presenta un personaggio con la logica deduttiva precisa e affilata di Sherlock Holmes ma con l’animo tormentato di uomo a cui la vita non ha risparmiato colpi. Da contraltare al commissario c’è Camilla Farina, la poliziotta che gli viene affiancata nelle indagini dal capo della Mobile, la quale si trova catapultata in una squadra di personaggi che definire eccentrici è un eufemismo, con un capo che non si riesce a capire se è uscito da un film o dal manicomio. A sorpresa, tutti questi protagonisti si riveleranno carichi di umanità e di professionalità e la nostra poliziotta, come il lettore, sarà conquistata da Botero & company. Una chicca di questo romanzo sono le citazioni di frasi famose dei Peanuts: per chi li conosce sarà un revival di affettuosa nostalgia, per chi è troppo giovane per averli conosciuti sarà una piacevole sorpresa. Davvero meritorio il modo in cui l’autore ci induce a riflettere sui cambiamenti veloci e senza ritorno a cui ci ha portato la più recente tecnologia: dietro l’apparente leggerezza dell’’originalità’ di Botero c’è tutto un mondo che nessuno credeva sarebbe scomparso così rapidamente. Lasciando dietro di sé tanta umanità e tanta nostalgia. 

Donatella Brusati

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