Il libro si apre con l’omicidio di un uomo, Riccardo Dell’Orso, che è stato orrendamente torturato: l’assassino ha infierito sul corpo con una furia e con una ferocia indicibile. Il commissario capo Domenico Franchini della questura di Varese si mette all’opera alla vigilia di Natale e scopre ben presto che la vittima era un vero mostro: crudele, manipolatore, avido, disonesto, spietato…e anche pedofilo. La somma di tutti i vizi. Non solo: era un pensionato con due milioni di euro in un conto cifrato in Svizzera, spariti.
Molti sono gli indiziati, anche se i primi in lista sono il figlio Raniero, nerd che vive di deep web, un relitto umano barricato nella sua tana casalinga e la figliastra Nora Bettini, psicologa penitenziaria nel carcere di Piacenza, che odiava il patrigno per averle impedito di stare vicino alla madre durante la malattia che l’aveva uccisa.
Uno dei pazienti di Nora, Biagio Rea, il “mostro di Castrocaro”, che aveva torturato e violentato due ragazze e scontava ventotto anni di carcere, scompare durante un permesso, mettendola in forte agitazione: l’uomo aveva per lei una vera ossessione erotica.
Nora ha scelto la sua professione per arrivare a capire le radici del male, ma il rapporto con Biagio è morboso, il controtransfer è sempre in agguato nelle relazioni psicoterapueta/paziente. È possibile che abbia riversato sul criminale i suoi problemi personali? È forse lei la causa indiretta dell’omicidio? Si è fatta ingannare dalla sua apparente redenzione?
Il senso di colpa le suggerirà quello che deve fare, perchè lei conosce anche i dettagli della sua mente malata, la sua anatomia.
“Sto giocando una partita con un criminale astuto, intelligente, pazzo”.
Mostro è l’assassino o mostro è la vittima? Il ritratto che emerge di Riccardo dell’Orso è quello di un uomo orrendo, malvagio, malato di mente. Ma la sua morte è tremenda e solo un altro mostro poteva infliggere tanta sofferenza.
Un argomento interessante quello dei mostri: in psicologia, nelle religioni, in letteratura, nei miti, nelle leggende e nelle fiabe.
Vivente e reale, oppure immaginario nei sogni e nelle fantasie, il mostro (in negativo) può essere lo specchio, l’immagine riflessa di ciò che temiamo, in noi o fuori di noi; oppure la figura in cui trasferiamo le paure, fuori di noi; oppure l’altro su cui proiettiamo, come in un film, ciò che di noi stessi non accettiamo, la nostra Ombra, la parte peggiore.
«Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te». (Friedrich Nietzsche)