Il ritrovamento nella Piazzetta di San Marco a Venezia dei cadaveri crocefissi di tre bambini trasportati dall’acqua alta e la richiesta di aiuto mandata da una donna, un tempo importante per lui, costringono Mondino de Liuzzi, il famoso medico bolognese protagonista della trilogia di Colitto, a una trasferta veneziana.
Non lo distoglieranno dal partire l’amore della futura sposa (la bella e bionda Mina che abbiamo incontrato nell’ultima pagina dei Discepoli del fuoco) e il rifiuto del giovane amico e alleato Gerardo di Castelbretone, impossibilitato ad accompagnarlo perché ha giurato ai Templari di scortare e proteggere la vita di un monaco che nasconde la mappa segreta delle terre astrali.
Ma il vecchio ebreo, accusato senza colpa del macabro delitto rituale, per non tradire l’enigma del Sefer -ha- Razim, il Libro dei Misteri, al quale l’ha votato la tradizione, si taglia i polsi in carcere e, prima di morire, lascia scritta col sangue una frase latina che appare indecifrabile.
In un’insolita Venezia primaverile, immersa nella nebbia e bagnata dalla pioggia, con alle porte i festeggiamenti della Sensa, che ogni anno culmina con la cerimonia dello Sposalizio del Mare, Mondino si scontrerà immediatamente con il nobile potentissimo Vettor Gradenigo, membro del Consiglio dei Dieci, e con Adia, la donna che ha amato e che teme di amare ancora.
La testardaggine e la guasconeria spingeranno Mondino de Liuzzi ad affrontare il potere della Repubblica, anche a prezzo della propria vita e un frenetico susseguirsi di colpi di scena, quali l’arrivo a Venezia di Gerardo con il suo compagno, l’accusa di complottare contro la Serenissima e l’affannosa ricerca del nascondiglio del Libro dei Misteri, lo porteranno a scoprire che dietro al mostruoso omicidio sacrificale si celava un abnorme atto d’amore.
Ottima la caratterizzazione dell’orso buono, Pietro il monaco in fuga e straordinariamente incisiva la descrizione del cattivo Vettor Gradenigo.
