La dea delle piccole vittorie



Yannick Grannec
La dea delle piccole vittorie
Longanesi
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Non c’è niente di più caotico, di meno geometrico e impossibile da circoscrivere in una gabbia numerica di quanto sia un amore. Non è un’equazione ciò che nasce di pancia e non può chiedere di sottostare alla ragione. Eppure, tratta di una passione insoluta per i numeri “La dea delle piccole vittorie” e di una donna che amava quell’uomo freddo e schivo. Ma i ricordi, si sospendono in una corsa ininterrotta tra un passato prossimo e un passato remoto, tra il 1980 anno in cui Adele, ormai vedova del matematico viennese Kurt Godel incontra Anna Roth, giovane bibliotecaria priva di ambizioni, reclutata per recuperare gli archivi del tormentato matematico. L’ostilità iniziale si trasforma nel corso del romanzo in un affetto verso la giovane, che Adele trasporta nei suoi racconti alla Vienna del 1928 piena di stimoli ma anche di diffidenza verso una ragazza troppo diversa dal circolo degli intellettuali.
L’adolescenza austriaca di Gödel, gli anni d’esilio a Princeton in seguito all’annessione nazista dell’Austria, i rapporti con i geni del XX secolo come Einstein e Robert Oppenheimer. La dea delle piccole vittorie è un omaggio all’intelligenza straordinaria e al coraggio di una donna, la moglie di Gödel, che ha lottato per salvare suo marito dalla depressione, dall’anoressia e dalla paranoia. Perchè, anche nel caso dei geni, perfino, in presenza della freddezza matematica, il cuore si ostina a conoscere delle ragioni, che la ragione non conosce.

Bea Buozzi

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