Delitto in riva al mare – Antonio Lanzetta



Antonio Lanzetta
Delitto in riva al mare
Newton Compton Editori
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Un titolo ingannevolmente “vacanziero” per l’ultimo romanzo di Antonio Lanzetta, Delitto in riva al mare (Newton Compton Editori, maggio 2023), che si rivela invece tutt’altro per il sorprendente e affilato scandaglio nell’anima dei protagonisti, in quei recessi dell’inconscio dove le vittime di abusi reiterati tentano invano di segregare le memorie di una vita crudele.

 La veste è di noir recitato a due voci: quella di Lidia Basso, psicologa forense consulente della questura salernitana, e quella del “ragazzo senza nome”, segregato dalla più tenera età in un istituto psichiatrico della provincia. 

S’incontrano, Lidia e il ragazzo, durante le indagini per l’omicidio della giovane Elena su un tratto di spiaggia libera del litorale salernitano: il commissario Massimo Trotta, quasi un fratello per Lidia con cui ha diviso gli anni dell’adolescenza presso la medesima famiglia affidataria, le chiede di esaminare il paziente psicotico che, pur senza alcun contatto con il mondo esterno, dalla sera dell’omicidio ha iniziato a ritrarre il volto della vittima e la scena del crimine. Con particolari fedeli e colori drammatici.

È impossibile per gli inquirenti non sospettare un legame tra la vittima e quello sfortunato ragazzo, altrettanto inevitabile ricorrere all’esperienza professionale di Lidia per sondarne la mente e la volontà di quasi completo isolamento.  

L’incontro all’Istituto Santacroce, una comunità riabilitativa per minori affetti da gravi disturbi psichiatrici provenienti dal circuito penale, è deflagrante: Lidia apprende con orrore dai sanitari la storia del ragazzo, chiuso da dieci anni tra quelle mura con l’accusa di aver compiuto una strage quando aveva solo sette anni, in un cadente casolare tra le montagne del Cilento. Eppure la psicologa, che subito intuisce in lui un’intelligenza superiore alla media e un’abilità artistica di cui servirsi per stabilire un contatto, avverte anche un legame inconscio che non sa spiegare ma cui non riesce a sottrarsi.

Da quel momento per lei l’indagine imbocca due percorsi paralleli – la ricerca dell’assassino di Elena, e della sua vera personalità che peraltro desta non poche sorprese, e la ricostruzione del dramma del giovane psicotico -, mentre riaffiorano i traumi del suo stesso passato e pesanti interrogativi su ciò che è reale o solo immaginato minacciano la sua quotidianità.

A nemmeno due anni dall’uscita de L’uomo senza sonno (Newton Compton Editori, ottobre 2021), con pari bravura Antonio Lanzetta riprende i temi a lui congeniali dell’infanzia violata e del labile confine tra normale e paranormale. Lo fa in un racconto da brividi, in cui crudeltà e orrore del passato e del presente si contendono la scena e finiscono per funestare in egual misura la vita di chi investiga e di chi è indagato.

Lidia e Massimo, psicologa e commissario, sono stati bambini sottoposti ad abusi inauditi; il ragazzo senza nome, quand’anche colpevole del triplice omicidio di cui è accusato, ha vissuto un’infanzia di sevizie atroci tra cui quelle fisiche sono state forse il male minore.

È un romanzo, questo di Lanzetta, carico di ferite e di cicatrici solo in apparenza rimarginate: Massimo ne porta una ben evidente vicino all’occhio destro che gli impedisce tuttora di aprire totalmente la palpebra, il ragazzo mostra all’altezza della carotide una vasta lesione con tracce palesi di cauterizzazione ed Elena, la vittima, ha la gola squarciata dall’affondo di un oggetto acuminato. Lidia poi, pur celandolo all’esterno, si porta dietro «un abisso, una voragine che l’ha inghiottita quando era solo una ragazzina e che la tiene sotto, sul fondo, impedendole di risalire in superficie. 

Narrato dunque a voci alterne da Lidia e dal ragazzo, il racconto svela progressivamente la complessa personalità dei due protagonisti, intessuta di incubi frammenti di realtà e misteri insondabili. L’autore restituisce con pari bravura la psiche della donna, abusata nell’infanzia ma che oggi in apparenza mostra di aver sublimato quel trauma nel successo professionale, e quella del paziente psicotico che invece sente di non poter sfuggire al suo passato perché dentro di lui «qualcosa è andato in frantumi.  Frammenti appuntiti che premono sotto la pelle». Per uno scrittore un sesto grado in entrambi i casi, che Lanzetta invece si aggiudica con brillante risultato.

Altrettanto abile si rivela nello sfumare i colori più drammaticamente orrorifici con ombreggiature di tenerezza inaspettata e di umana empatia e nel disseminare, tra le ragioni pragmatiche e concitate dell’indagine, interrogativi paranormali che appartengono alla psicologia dell’insolito.

IL Cilento ancora una volta è degno teatro degli orrori, con quel paese di Pietralta aggrappato alla montagna e quel casolare della strage, in seguito demolito ma che sembra sopravvivere di malvagità per gettare le sue ombre nefande sul presente. 

Anche il mare, sulle cui rive è stato consumato l’omicidio, si sottrae al suo stereotipo da bel paese per intonarsi ai colori della morte alla quale ha assistito, acque melmose e onde nere, mentre «la spuma scorre sul bagnasciuga come un lenzuolo sulla faccia di un cadavere».

Invece, ancora una volta l’unico riparo alla tempesta emotiva, che l’indagine e l’incontro con il “ragazzo senza nome” scatenano in Lidia e Massimo riaprendo la voragine della loro infanzia violata, è la villa dei genitori affidatari, lontana da quartieri degradati, gente urlante, montagne di rifiuti.  Là, a distanza di anni, l’aria continua «a sapere dei fiori del giardino del padre, ad avere i colori del suo orto, dell’erba accarezzata dal vento, della resina che cola sulla corteccia degli alberi che formano un muro intorno alla casa». E, quel che più conta, a tenere lontani il mondo e le loro paure.

Un romanzo che ti scava dentro, al quale non è facile sottrarsi nemmeno dopo aver girato l’ultima pagina. Chi è in cerca di emozioni forti rimarrà soddisfatto ed altrettanto chi è interessato a un’indagine in piena regola. Chi poi, come me, è affascinato soprattutto dallo scavo psicologico qui troverà una delle prove più convincenti apparse in libreria negli ultimi tempi.

L’AUTORE

ANTONIO LANZETTA, salernitano, dopo aver iniziato la sua carriera come autore di romanzi fantasy (per La Corte ha pubblicato Warrior e Revolution), vira verso il thriller prima con il racconto breve Nella pioggia, finalista al premio “Gran Giallo Cattolica”, e poi con la trilogia di romanzi Il Buio Dentro (La Corte Editore, 2016), I figli del male (La Corte Editore, 2018) e Le colpe della notte (La Corte Editore, 2019). Il Buio Dentro gli permette di valicare i confini nazionali con Bragelonne, una delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, in Francia, Canada e Belgio; lo stesso romanzo viene anche citato dal Sunday Times come uno dei cinque thriller non inglesi migliori del 2017.

Nel 2019 ha anche partecipato con un suo racconto all’antologia SUPER. 18 racconti di super eroi come non si sono mai narrati prima. Nel 2021, con Newton Compton Editori ha pubblicato L’uomo senza sonno e nel 2022 di nuovo con La Corte Editore Il tempo dell’odio. Delitto in riva al mare (Newton Compton Editori, maggio 2023) è il titolo del suo ultimo thriller.

Giusy Giulianini

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