Mancano poche ore a Capodanno e nella palestra di fisioterapia della Casa del sorriso, un manicomio gestito dalle suore a Centogatti, in Abruzzo, viene ritrovato il cadavere di una delle educatrici. Poco distante, accucciato contro il muro, c’è uno dei pazienti più gravi.
Gli indizi fanno subito pensare a un gioco erotico finito male o a un delitto a sfondo sessuale di diabolica crudeltà.
A capo delle indagini c’è Vera Ferri, ispettore capo della squadra mobile di Teramo.
Donna bellissima, soprannominata Sylvia Plath, con un passato sentimentale doloroso fatto di dipendenza e umiliazione più che di amore.
Proprio questo suo trascorso l’ha resa empatica e particolarmente sensibile a casi simili, dei quali riconosce i segni anche se nascosti.
Inizia così un’indagine a cui l’autrice dà un deciso e sapiente taglio psicologico, indagando nei meandri della mente e dei comportamenti umani, saggiandone i limiti e le aberrazioni.
Si parla di relazioni contorte, malate, fatte di dipendenza, soggiogamento e svilimento, situazioni che nulla hanno dell’amore. ma tutto dell’incapacità di amare, del desiderio di dominio, fisico e morale.
E non è un caso se tutte le donne che nel libro in qualche modo sono vittime siano anche molto belle: la bellezza non è uno scudo, non preserva dalle storie malate, dagli inganni mascherati da amore.
L’indagine per Vera diventa personale, un modo per liberarsi definitivamente dai suoi demoni, per portare giustizia alle vittime e per avere in qualche modo la sua vendetta.
A fare da sfondo, la cittadina “bigia e mesta” di Teramo, che come tutto l’Abruzzo vive nel terrore del ripetersi di quel tragico terremoto che l’ha profondamente ferita, mentre a vegliare dall’alto c’è il Massiccio del Gran Sasso che proietta la sua ombra sulla città.
Rose di Capodanno, di Caterina Falconi, non è solo un thriller scritto con grande ritmo, profondità e cura lessicale, ma anche un’esortazione rivolta a tutte le persone (non solo le donne) che sono prigioniere di relazioni insane, una spinta a riconoscerle e liberarsene.
Cantava Cristicchi in una canzone che parlava di manicomi
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
Ti regalerò una rosa
Una rosa bianca come fossi la mia sposa
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare
Ogni piccolo dolore
Caterina falconi ce ne regala un mazzo per liberarci e per un nuovo inizio.