Tre passi nel buio



Massimo Carlotto, Luca D'Andrea, Maurizio de Giovanni
Tre passi nel buio
Minimum Fax
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Se anche Michelangelo…
In Italia siamo tutti scrittori. Qualche anno fa l’aristocrazia letteraria era impegnata a denunciare il pericolo di estinzione dei lettori e la proliferazione degli scrittori. Con un po’ di humor, un giornalista supponeva che gli artisti della penna nemmeno rileggessero il manoscritto prima di pubblicarlo.
In alcuni la freddura non è solo un motto di spirito.
Non sto dalla parte di quelli che “si devono avere tre lauree”, con uno sconfinato amor di sé ma nemmeno voglio bivaccare all’università della vita e ricoprire l’esperienza con chiacchiere dorate.
Per scrivere sono indispensabili l’onestà di sapere che non siamo nessuno e abbiamo più cose da imparare che da insegnare.
Non costruiamo cattedre su cui svettare, non trucchiamoci come una geisha per attirare l’attenzione, cerchiamo di capire che il nostro posto è la bottega.
E se pensate che anche Michelangelo è stato a bottega…
Per rubare i trucchi a chi sa scrivere, esistono i libri da leggere e rileggere e si possono trovare in libreria, nelle biblioteche o anche sugli scaffali degli amici. Se volete approfondire, senza alcuna difficoltà è possibile trovare degli interventi in cui gli stessi maestri parlano dei propri limiti e punti di forza.
Tre passi nel buio è un libro intervista in cui Massimo Carlotto, Luca D’Andrea e Maurizio De Giovanni non si risparmiano e riflettono sulla scrittura e le storie. In merito alle interviste c’è chi sostiene che siano articoli “rubati”, dove l’intervistatore lascia il carico sulle spalle dell’intervistato. Nel caso di Luca Briasco – il curatore del volume – è un’accusa che non regge. Nella trascrizione ha escluso la sua presenza per lasciare spazio alla voce altrui ma alla sua “invisibilità” va riconosciuto il merito di aver tirato fuori il meglio da questi autori.
Ad aprire le danze è Massimo Carlotto. Quella dell’autore padovano è una narrazione che fa controinformazione, che si evolve nella continua necessità di non fossilizzarsi in dimensioni troppo strette, per comprendere le dinamiche del potere.
Luca D’Andrea esprime la necessità di riconfigurare il mondo per esplorarne la consistenza più densa oltre l’apparenza e scoprire quanto sia profondo il negativo. Pur avendo pubblicato solo due romanzi è già riuscito a calarsi nell’abisso senza percorrere sempre lo stesso sentiero.
In chiusura, Maurizio De Giovanni pone l’accento sulla necessità di ascoltare e recuperare la dimensione che ci circonda per fermare sulla carta non una semplice cronaca ma un impasto tra magia e vissuto, un universo parallelo fondato sulla creatività e la vitalità da donare con sincerità ai lettori.
Per sommi capi, il rapporto tra realtà e romanziere è quanto mi ha affascinato e da cui cercherò di trarre qualche insegnamento, ma non è tutto, perchè si parla anche di serialità e metodo di lavoro, crescita dei personaggi e sviluppo delle trame, ispirazione e documentazione, finalità e utilità della letteratura.
C’è di che imparare, basta solo avere l’umiltà di stare a bottega.

Mirko Giacchetti

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