Dio del Sagittario



Simone Togneri
Dio del Sagittario
Fratelli Frilli Editori
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Dio del Sagittario – Un altro caso per Simòn e Mezzanotte
A distanza di oltre dieci anni dalla prima lettura – Dio del Sagittario uscì in prima edizione nel 2006 per i tipi di Età dell’Acquario, da poco invece per Fratelli Frilli Editori, dopo un’accurata revisione da parte dell’autore – ho trovato tra le sue pagine la stessa empatica fascinazione di allora, quando fui attratta da una copertina di forte impatto cromatico e da una sinossi che prometteva l’estremo connubio di arte e morte.
Non rimasi delusa allora, né tantomeno oggi. Mi è difficile rilevare gli aggiornamenti di questa nuova edizione, compito per il quale sarebbe stata necessaria una lettura comparata, ma posso senz’altro affermare che Simone Togneri è scrittore che dipinge con le parole.
Molte discipline artistiche gli sono affini – scrittura, pittura, musica e, oggi, il disegno umoristico – e tutte si riversano tra le sue pagine, a comporre un affresco in cui colori e suoni regalano una diversa impressività all’intreccio poliziesco. Intendiamoci, quest’ultimo non manca. Cattura, anzi, e incalza il lettore di pagina in pagina, lungo le oltre quattrocento di un racconto che non ha battute d’arresto e si dipana tra passato e presente con pari tensione. In una Firenze grigia come non mai, alle soglie di una Pasqua che non ha dimenticato gli orrori del Mostro, Simòn Renoir e Franco Mezzanotte si trovano di nuovo alleati, nella caccia a un assassino seriale che infligge alle sue vittime il supplizio di alcuni santi martiri, citando la loro esemplare raffigurazione nelle opere di sublimi maestri dell’arte italiana, tra il XV e il XVI secolo. A cominciare da Giovanni da Milano e dal suo Martirio di San Sebastiano, a imitazione del quale la prima vittima è crivellata di frecce e il suo killer soprannominato appunto il “Sagittario”.
Laureato all’Accademia di Belle Arti di Firenze e oggi docente a Venezia, Simòn è un ex poliziotto con singolari doti d’intuizione, artista fallito forse perché nelle sue opere si ostina a mettere in scena la distruzione, forse perché schiacciato dal peso di un cognome inarrivabile. Franco Mezzanotte, capo della Squadra Mobile di Firenze, è invece un poliziotto di solida esperienza, non disgiunta a una notevole carica empatica. Sente però il bisogno di richiamare a Firenze l’ex collega e confrontarsi con lui, per un’indagine in cui citazioni artistiche e afflato mistico distorto si rivelano ben presto elementi portanti. Lungo il mese che precede la Pasqua, Renoir e Mezzanotte dividono così un’indagine che supera i confini e i rischi dell’investigazione in corso, per affondare nel passato di entrambi, da cui un’angoscia non risolta proietta ombre fosche e condiziona il presente di entrambi.
Opera d’esordio e primo romanzo della sua Trilogia dell’Arno – con Arnoamaro (Frilli, 2013) e Nature morte a Firenze (Frilli, 2015) – Dio del Sagittario rivela una maturità di spessore psicologico e d’intreccio ben superiore a quella di un’opera prima, qualità già pienamente rilevabile anche nell’edizione del 2006. Costruzione dei caratteri, solidità d’intreccio, ritmo e suggestione d’ambiente le conferiscono uno spessore narrativo degno di una risonanza ben maggiore di quella che l’autore ha ottenuto finora. E’ però nell’evocazione visiva del racconto, nella coloritura degli stati d’animo, nella resa cromatica di una città che con la ferocia del Mostro ha perso la sua innocenza, la qualità più alta di Simone Togneri, lo ribadisco, uno scrittore che dipinge con le parole, il cantore di una città che adesso è “cattiva, fredda, in cui il grigio dei monumenti non appartiene più alla pietra ma a un
perenne stato di ansia in cui sta affondando insieme a tutti i suoi abitanti. Il grigio: il colore che entra nell’anima insieme allo smog e alla polvere”.
SIMONE TOGNERI vive, ascolta le voci, disegna e scrive le sue storie in una grande casa ai margini di un bosco dell’alta Toscana, ai piedi dell’Appennino Tosco-Emiliano, insieme a un manipolo di gatti che, a suo dire, tengono lontani lupi e briganti.
Diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha trasformato le immagini in parole grazie alla scrittura. Con Frilli Editori ha pubblicato i romanzi Arnoamaro (2013), Nature morte a Firenze (2015) e Dio del Sagittario (2016). Ha pubblicato racconti sul Giallo Mondadori, Cronaca Vera, Sherlock Magazine, Il Carabiniere, Il Manifesto.
Negli ultimi anni, il ritorno alla satira e all’umorismo: collabora con Arsenale K e pubblica le sue vignette sui portali Barganews, Buongiorno Miami, Italian Comics e La Gazzetta di Lucca. Le sue strisce Minimum Leader, satira dedicata al dittatore nord coreano Kim Jon Un, sono pubblicate sulla rivista Buduar.
Ha vinto l’ultima edizione della manifestazione satirica Vignette sul Ring a Diamante (CS), durante la 25° edizione del Festival del Peperoncino.
Ha illustrato i libri Editing di Merda – La Mattanza dell’Ignoranza di Laura Platamone (Nero Press, 2017), Daniel di Irene Ferrarese (Artebambini, 2018), Montanari Indigesti – Effetti collaterali dell’andar per funghi di Federico Pagliai (Pendragon, 2018)
Ha un sito web: https://stogneri.wordpress.com
e una pagina facebook: https://www.facebook.com/simonetogneriautore/

Giusy Giulianini

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