Quanto sono belli.
“Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, così scriveva Bertold Brecht in Vita di Galileo. Quando sono uscito dall’adolescenza ho davvero capito il senso di questa frase. La vita che vorremmo vivere non dovrebbe essere sempre assediata dal cattivo di turno e, quindi, non dovremmo avere bisogno di qualcuno che ci difenda da terribili minacce.
L’eroe è sempre giovane e bello, non ha segreti e non ha commesso nulla di cui vergognarsi, addirittura se è in difficoltà continua a giocare secondo le regole perché, se le ignora per un vantaggio personale, diventa uguale identico all’avversario…
Prima ancora di Batman, Wolverine e altri personaggi crepuscolari, sin dalla Grecia antica era un essere smisurato negli appetiti, nei pensieri e nelle azioni che avrebbe superato il limite oltraggiando uomini e dei.
A quanto ricordo, Teseo non era un delicato efebo ma una sorta di stupratore seriale che distrugge la vita di Arianna.
E devo essere sincero, tutto questo dilagare di supereroi sullo schermo, mi sconforta. Ormai siamo più che sventurati, per noi ci vuole qualcuno che sia più che umano per salvarci e proteggerci – soprattutto – da noi stessi.
Il filo sottile di Arianna di Lorenzo Sartori è il romanzo vincitore della quinta edizione del Premio Nebbia Gialla per romanzi inediti. Una storia nera che filtra nella realtà stanca di Andrea Basilio, un’esistenza persa in un labirinto di routine e un matrimonio andato a male. Un ex questurino cacciato dalla polizia per via di screzi con un arrogante e prepotente superiore che lavora alla A & B investigazioni.
Arianna Fanelli è una cliente che lo obbligherà a trovare il bandolo della matassa, per scoprire come e perché è scomparso l’imprenditore Leonardo Maggioni.
Sartori ha scritto un noir metropolitano, ambientato a Milano, che riesce a farci perdere nei meandri di una trama che si sposta nel tempo e in luoghi remoti, mentre un uomo testardo vuole risolvere il caso ed essere un buon padre per Camilla.