Devo collegarmi qualche minuto prima delle 17.30,con altri blogger, per la video intervista a Jeffery Deaver. E’ la prima volta per me e alle 16.30 sono già pronta ☺ con quattro domande che ho intenzione di fargli, nella convinzione che – ovviamente – avrò tutto questo tempo.
Gliene farò una sola, alla fine, ma gli interventi di tutti mi hanno tolto tante curiosità e soprattutto sento di aver avuto un’esperienza veramente interessante ed intensa, non solo per aver parlato direttamente con uno dei miei preferiti, ma anche per aver colto uno spaccato della società americana in un contesto così particolare.
Jeffery Deaver!
Lo avevo “conosciuto” con “Il giardino delle belve” e da allora lo avevo sempre seguito, appassionata oltre che dalle trame dal suo modo di entrare quasi con taglio chirurgico nelle caratteristiche dei suoi personaggi, così da renderli sempre più vicini.
L’intervista è perlopiù concentrata sul suo ultimo lavoro “Gli Eletti”, dove il cacciatore di ricompense Colter Shaw sta ricercando due neonazisti accusati di aver sparato in una chiesa, anche se poi la storia cambierà all’improvviso sino a condurci nel mondo delle sette.
A partire dal neonazismo, dagli estremismi in genere , allo scrittore si chiede se in questo tema ci sia un chiaro riferimento alla recente morte di George Floyd, a Minneapolis, soffocato dalla Polizia.
Naturalmente il romanzo, considerati i tempi tecnici, è stato realizzato prima però le tematiche sono state trattate per riferirsi ad un problema che è molto sentito negli Stati Uniti, come la contrapposizione tra bianchi e persone di colore, tra destra e sinistra, repubblicani e democratici.
E Deaver afferma di sentire molto il tema degli estremismi che è divenuto davvero molto pericoloso: basti pensare che, a differenza dell’Italia, negli USA ci si può aspettare che ogni cittadino detenga un’arma.
Un altro tema che è comparso, sia nel precedente romanzo che in questo, è la ricerca di una vita alternativa a quella reale: la si ricerca nel video gioco ma anche nell’appartenenza ad una setta.
Ciò porta a chiedersi, che cosa manca alla nostra vita da indurci a seguire certi tipi di percorso.
Deaver affronta il tema a partire dalla forte mancanza della famiglia negli Stati Uniti, senza naturalmente voler generalizzare. I bambini sono abbandonati un po’ a se stessi ed agli strumenti tecnologici che hanno in mano, come i cellulari, i video giochi ed i computer.
In condizioni di vulnerabilità, come questa, personaggi come quello del suo libro (il Maestro Eli – il Guru della setta – )assolve ad una funzione sostitutiva. Viene percepito come un nuovo genitore, una persona che si prende cura.
Naturalmente – sostiene Deaver – non si parla della situazione in senso assoluto : non tutte le famiglie sono assenti, ma un certo spostamento c’è stato, un’alienazione familiare che prima non c’era e la pandemia non ha fatto altro che peggiorare la situazione in quanto la permanenza in casa ha incentivato l’uso di strumenti come ad esempio i social media, anziché le relazioni amicali.
La Fondazione Osiride ne “Gli Eletti “promette felicità. Ma quanto bisogno c’è di essere felici ?
La risposta di Deaver prende spunto da quanto contenuto nella Dichiarazione di Indipendenza Americana dal Regno Unito, dove c’è un’affermazione importante. La ragione primaria per cui le Colonie si dichiarano indipendenti dalla Madre Patria è per avere diritto alla libertà, ma anche per la ricerca della felicità.
Nel libro la setta promette la felicità, per proprio tornaconto. Ma la felicità deve essere un diritto per tutti, deve avere fondamenti sani, è una cosa meravigliosa. E’ la gioia di vivere.
L’autore cerca sempre di incastonare le proprie storie all’interno di questioni di più ampio respiro, per introdurre qualcosa che vada al di là della narrazione in senso stretto e questo era proprio l’intento.
Ma qual è l’atteggiamento di Deaver rispetto all’approccio orientale, alla visione energetica, alla regressione ad una vita precedente, alla spiritualità, alla mente?
Per scrivere “Gli Eletti” Deaver ha dovuto documentarsi, come fa sempre del resto, sulle sette. Addirittura gli era stato proposto di entrare in una, di farne parte, ma ovviamente non era interessato! Ci sono religioni orientali che esprimono valori interessanti, non è il caso nella Fondazione Osiride di cui parla nel libro, dove si cerca solo il proprio tornaconto.
Tuttavia, sostiene, ci possono essere aspetti interessanti e positivi all’interno di situazioni religiose: l’importante è che non travalichino un certo limite e non sconfinino nella demagogia.
E’ interessante sapere se in un Occidente, che sembra sempre più laico, l’influenza della religione si faccia sentire nella vita di tutti i giorni e nella scrittura.
Jeffery non è particolarmente religioso; è un profondo osservatore della società, soprattutto della società americana. Negli ultimi tempi è piuttosto scoraggiato dal diffondersi di un messaggio estremo dove i valori positivi -famiglia pace amore rispetto del prossimo – sono in secondo piano rispetto ad altre cose che emergono con maggior prepotenza, attraverso la stampa.
Ad esempio il tema del diritto delle donne all’aborto e della cura del proprio corpo che si danno per scontate non lo sono per nulla e sono tornate alla ribalta, al punto che farsi paladini di questi diritti diventa anche pericoloso per la propria incolumità fisica.
Tornando al personaggio del cacciatore di ricompense, è interessante conoscere come Deaver sia passato da un personaggio mentale come l’investigatore Lincoln Rhyme ad uno così fisico, come Colter Shaw.
La risposta è nella passione che mette proprio perché scrive per i lettori.
E quindi ci sono lettori che hanno bisogno di personaggi diversi. Colter Shaw è un po’ come il Clint Eastwood che compare nei film western musicati dal nostro Morricone: un personaggio che ama andare in giro, che ama fare.
E per fortuna è un personaggio che sta piacendo soprattutto alle donne e sottolinea, con una battuta, come qualcuna gli abbia già chiesto se può fornire il numero di cellulare ☺
Il personaggio di Colter Shaw pur avendo caratteristiche, soprattutto fisiche, così fuori dal comune finisce con l’essere uno con cui potersi identificare. Perché nonostante l’incalzare delle storie, che hanno il ritmo delle Montagne Russe o di macchine veloci come le nostre Ferrari o Maserati, c’è bisogno di personaggi forti e l’intento di Deaver è proprio quello di donarci un personaggio comune che, come tutti, si trova di fronte a difficoltà quotidiane.
Insomma, uno di noi!
E’ tuttavia un personaggio di cui stiamo facendo conoscenza e quindi ogni tassello è utile per completare la nostra immagine.
Colter Shaw colleziona le mappe, è un cercatore di persone scomparse che viaggia in tutto il Paese. Perché proprio le mappe?
Intanto c’è un’esigenza pratica, quella di attrarre anche lettori giovani la cui attenzione è spesso distratta da video giochi, dalla tv in streaming. I romanzi che hanno protagonista Colter sono più corti, hanno più dialoghi, termini semplici e l’idea di fornire mappe nasce dall’esigenza di dare un supporto visivo che sia diverso dal computer, per offrire appunto qualcosa di alternativo.
Jeffery ci saluta con una novità: ha appena finito di scrivere il terzo capitolo della trilogia di Colter Shaw che inizia esattamente otto ore dopo la fine de “Gli Eletti”.
Molti di noi quindi sanno già dove sta andando Colter Shaw ma al tempo stesso ci aspettiamo tutt’altro perché, come ci è stato insegnato,…mai rivelare le proprie intenzioni!
Grazie a Seba Pezzani per la traduzione e alla Rizzoli per la bellissima opportunità.