Il bastardo – Daniela Piazza



Daniela Piazza
Il bastardo
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Il contesto storico  de Il bastardo di Daniela Piazza  è quello che prende il via dall’epocale scontro iniziato nel 1125  alla morte dell’imperatore Enrico V, quando  la Germania si spaccò in due partiti, che si contesero la successione al trono imperiale . Da una parte c’erano gli Hohenstaufen, signori di Waibling (da cui il termine ghibellini) e di Svevia, ostili alle ingerenze papali sull’impero, dall’altra i Welfen (guelfi), duchi di Baviera, favorevoli invece a mantenere un’intesa con Roma. Inizialmente  i Welfen riuscirono a prevalere,  incoronando  imperatore Lotario nel 1131. Ma  nel  1137,  alla sua  morte,  la situazione si ribaltò. I principi tedeschi preferirono infatti Corrado III Hohenstaufen a Enrico il Superbo, designato come successore  dal  defunto sovrano.  A seguito di tale scelta  ci furono aspri scontri  tra le due  fazioni fino all’elezione, nel 1152, alla  morte dello zio Corrado III, di Federico I Barbarossa, imparentato anche con i Walfen , che riuscì finalmente a pacificare la Germania. Da quel momento però la sua decisa  contrapposizione al papato trasformò quello che all’inizio era stato un solo contrasto di potere tedesco (tra guelfi e ghibellini) in una  prospettiva a più ampio raggio di  aperto conflitto tra i due massimi poteri universali,  Impero e Papato .
Sanguinoso e sofferto  scenario di questa nuova fase fu l’Italia,  l’aperto  conflitto tra filo- e anti-imperiali si intensificò  soprattutto nel tempo di Federico II di Svevia (nipote del Barbarossa e figlio di Costanza d’Altavilla che aveva portato agli Svevi la corona di Sicilia). Federico II, poi detto  per la sua vastissima cultura, lungimiranza e  abilità diplomatica  stupor mundi, a sua volta diventato   Imperatore del Sacro Romano Impero  entrò in  aperto contrasto  anche con Papa Innocenzo IV, al secolo Sinibaldo Fieschi (dei conti di Lavagna).
Sinibaldo Fieschi dei conti di Lavagna, esperto di diritto, era essenzialmente un politico. Quello che pareva un partigiano  ghibellino fino alla sua ascesa al trono pontificale  il 25 giugno 1543,  dopo due anni di seggio vacante, volle riaffermare il predominio del papato tentando una mediazione  con l’imperatore. Ma Federico, da sempre desideroso  di  godere  di un potere  affrancato dalla Chiesa e dalla sua influenza,  anzi  unicamente legittimato dal volere di Dio,  incombeva su Roma.  Lui e il papa avrebbero dovuto incontrarsi a Narni il 7 giugno 1244, ma il pontefice ,che non intendeva  in alcun modo rinunciare al potere temporale , preferì  fuggire. Con il suo seguito, imbarcatosi su nave genovese raggiunse la Liguria, dove fu costretto   sostare infermo  per quattro mesi. In autunno tuttavia,  ormai risanato, passò le Alpi diretto a  Lione, città imperiale lontana dall’Italia,  a poca distanza  del Regno francese. Appena tre  settimane dopo il suo arrivo a Lione, il 27 dicembre, . Innocenzo IV convocò un concilio ecumenico  per la festa di S. Giovanni dell’anno successivo in cui intendeva confermare la scomunica contro Federico lanciata dal suo predecessore  Gregorio IX e mai ratificata.
Lione,  estate 1245.  Francesco Fieschi,  giovane, sfrontato  e ambizioso nipote del Papa, mentre le voci lo vorrebbero addirittura suo figlio e di qui il titolo del romanzo Il bastardo  scelto dall’autrice, ha seguito a Lione lo zio, assegnato come scudiero al servizio del cavaliere Alphonse de la Richarde, per  completare la sua educazione alle armi, facendo il suo apprendistato fino a diventare cavaliere e entrare a far parte della  corte di re Luigi IX. Il  Re francese, da quando  il Santo Padre  si era rifugiato a Lione, su invito dell’Arcivescovo, gli aveva concesso la sua protezione da lontano.  Il cavaliere de la Richarde  veniva poco in città  e visto  che a  Innocenzo IV  faceva piacere avere vicino il nipote,  il ragazzo  aveva proseguito il suo  tirocinio come cavaliere a Lione  affidato ad altri  maestri.  E dove aveva modo di approfittare  della massima libertà, in compagnia del suo amico di sempre  e compagno di adolescenziali avventure,  Filippo Grimaldi, anche lui genovese : un ragazzo socievole, razionale ma di cuore. Libertino, ma meno incline alla violenza  di Francesco e  forse l’unico in grado di  compensare in qualche modo la sua debolezza caratteriale. Che lo portava  a trangugiare  male  il fatto che, a  corte, lo si pensasse il bastardo del papa, benché   a quell’epoca la condizione  non fosse  certo considerata  infamante.  E forse  reagiva male,  lasciandosi andare spesso a  prepotenze e  intemperanze  varie  anche nei confronti delle donne che considerava esseri  falsi, deboli e inferiori o al meglio alla stregua di giocattoli per il suo piacere.  Tutti atti i suoi da meritare una bella punizione  ma che venivano   regolarmente relegati  dallo zio  pontefice al rango di marachelle e perdonati .
Ma  non potrà passare come marachella, la goduriosa bucolica avventura  di Francesco , consumata senza riguardi  vicino alle sponde di un laghetto con la bella, indipendente e  vivace ragazza di ottima famiglia Matelda, nipote del Marchese Villard de la Rocheblanche. Francesco infatti  non avrebbe mai potuto  immaginare  che quella che considerava  solo una cotta, un passeggera  leggerezza, per di più finita con una brutta  lite, lo avrebbe costretto a diventare marito per riparare l’offesa subita dalla giovanissima donna,  rimasta incinta durante i rapporti con lui , padre di un bambino  e infine anticipare la sua nomina a cavaliere per  poi dover andare  nel 1348 a raggiungere l’esercito francese che guidato dal re Luigi IX in persona, l’aspettava  a Aigues Mortes in Provenza,  pronto  e imbarcarsi per la  Settima Santa Crociata.
Lasciata la sua nuova famiglia, affidata alla protettiva presenza  dell’amico Filippo che si è felicemente accasato con la bionda, innamorata  ma restia  Adele di Montlabelle, onnipresente fedele dama di corte e carissima amica di sua moglie  Matelda. 
Con la  partenza di Francesco per la settima crociata le storie, soprattutto passionali,  dei quattro  giovani amici finora principali e indiscussi protagonisti, frutto e tipici esempi del loro tempo, un’epoca di violenza,  imbrogli,  compromessi, prevaricazioni, giochi politici e imbrogli e   diverse abitudini e convenzioni sociali,  dove quasi sempre dominava il  maschilismo, si divideranno, imboccando direzioni, orizzonti diversi e subendo spesso imposizioni e brutali emozioni. Mentre i tre che restano in Francia dovranno affrontare i capricci del destino,  il  giovane Fieschi si incamminerà per una strada avventurosa,  scontrandosi  con continui inganni e pericoli e, vomitando l’anima in navigazione, intraprenderà  il lungo viaggio che dalla Francia porterà  l’esercito cattolico fino a Damietta, passando per l’isola di Cipro.
Abbagliato  dall’ idea di combattere al fianco del re e guadagnarsi la fama e la  gloria a  difesa della Cristianità, Francesco Fieschi  si ritroverà invece costretto a barcamenarsi tra le  cospirazioni e rancori  che si snodano  tra il potere temporale e  quello spirituale, tra l’imperatore Federico II di Svevia, Papa Innocenzo IV e il Re di Francia Luigi IX. Tra le truppe del sovrano francese serpeggia velenosamente  una congiura. Si dà la caccia a una spia che sarebbe, pare,  al soldo dell’imperatore Federico II “l’amico dei musulmani”.  Qualcuno manovra nell’ombra  per screditare  addirittura la sua famiglia agli occhi del Pontefice e della corte francese.
Riuscirà  il nostro giovane protagonista a  far valere  il suo braccio e il suo animo di valoroso combattente e cavaliere e  raggiungere la Terrasanta, nonostante l’oscura presenza che lo perseguita  ostacolandolo  e il complotto ordito contro di lui per implicarlo in un atto spregevole? 
Daniela Piazza costruisce un lungo  e dettagliato romanzo medievale, ben calibrato tra azione e sentimento, inserendo i suoi personaggi  nella realtà di grandi fatti storici, dominati  da  un ventaglio di personaggi realmente esistiti quali  papa  Innocenzo IV, Re Luigi IX di Francia, e i fratelli Carlo, conte d’Angiò e del Maine e Roberto conte D’Artois.

Patrizia Debicke

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