Il caso dell’abominevole pupazzo di neve – Nicholas Blake



Nicholas Blake
Il caso dell’abominevole pupazzo di neve
Giunti
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Inverno 1939/1940.

La guerra è ancora lontana e un gruppo di persone si raduna nella grande casa di campagna di Hereward Restorick nell’Essex. Insieme al ricco gentiluomo, alla sua signora americana e ai suoi due figlioletti si ritrovano Andrew ed Elizabeth Restorick, il fratello e la sorella del padrone di casa. La ragazza è un tipo inquieto e anticonvenzionale che ha portato con sé il fidanzato scrittore proveniente dalla classe operaia, il suo impenetrabile psichiatra e un’amica. Mentre fuori divampa una bufera di neve il gruppo si diverte a organizzare una seduta spiritica nella quale viene coinvolta anche Clarissa Cavendish, ex-docente di storia ed ora abitante nella dependance della tenuta dei Restorick.

L’unico risultato della seduta spiritica sembra essere il comportamento molto bizzarro della gatta Scribble che dà letteralmente la testa nel muro. La signorina Cavendish rimane molto colpita da questo episodio e dall’atmosfera inquietante che regna nella casa e invita la cugina Georgia e il marito di lei, Nigel Strangeways, investigatore privato.

Così comincia Il caso dell’abominevole pupazzo di neve e già dalle prime battute si capisce che si tratta di un thriller tradizionale alla Agatha Christie sia nell’ambientazione che nello sviluppo della trama e nella resa dei personaggi.

Naturalmente non appena Nigel Strangeways arriva sul posto si trova tra i piedi un cadavere: quello della infelice Elizabeth che sembra essersi suicidata impiccandosi nella sua stanza con la porta chiusa. Questo però non è un giallo ‘della porta chiusa’ perché Strangeways scopre quasi subito che la porta è stata chiusa dall’esterno e, dai segni sulla corda, che la ragazza non si è suicidata, ma è stata uccisa.

L’indagine sarà tuttavia lunga e faticosa e Strangeways, così come il suo più famoso collega Poirot, collabora lealmente e proficuamente con un ispettore di Scotland Yard, ma il guizzo finale che permetterà di sciogliere l’intricata vicenda arriverà proprio dall’investigatore, colpo di scena in cui il pupazzo di neve del titolo avrà un ruolo non marginale.

Il caso dell’abominevole pupazzo di neve non è un romanzo che vi farà perdere il sonno, ma si avvicina piuttosto a un prezioso gioiellino nella tradizione della detective story inglese da Sherlock Holmes in avanti in cui l’investigatore usa il cervello e i mezzi pubblici piuttosto che la forza e le auto veloci.

Degno di nota è il fatto che Nicholas Blake è lo pseudonimo del poeta laureato Cecil Day-Lewis, nato nel 1904 e padre dell’attore Daniel Day-Lewis, che nella sua carriera affiancò la scrittura poetica a venti romanzi della serie di Nigel Strangeways iniziata nel 1935.

Nel romanzo Blake/Day-Lewis mette sul piatto una quantità di argomenti che vanno dall’uso dell’ipnosi nella pratica psicoterapeutica alla mancanza cronica di denaro dei proprietari terrieri inglesi allo spaccio di droga e che possono tutti costituire un valido movente. Al lettore moderno potrebbe sembrare un po’ ingenuo il suo modo di trattare le cause e gli effetti del consumo di droga e soprattutto l’organizzazione dello spaccio, tuttavia ha il pregio di farci riflettere sul fatto che l’abuso di sostanze non è un problema presentatosi improvvisamente come un ospite non invitato negli anni ’60 del ‘900.

Infine, a mio parere, nonostante a qualcuno possa sembrare un’inutile pedanteria questo giallo ha il pregio di non nascondere nulla al lettore che, seguendo i ragionamenti e le supposizioni dell’investigatore, potrebbe arrivare da solo alla soluzione del caso.

Rita Garzetti

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