Trilogia della città di K.



Kristof
Trilogia della città di K.
Einaudi
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La parola esatta è agghiacciante.
Da una Grande Città (così la chiama l’autrice) sotto l’assedio e le bombe della seconda guerra mondiale, due bambini al seguito della loro madre vengono accompagnati in una Piccola Città e consegnati alla propria nonna.
Tutto rientrerebbe apparentemente nella norma, se non fosse che la nonna è una vecchia megera avidissima e cattiva che costringerà i due bambini a crescere in un ambiente sporco, freddo e privo di qualsiasi sentimento che si possa avvicinare all’amore.
Li chiama figli di cagna, li costringe a lavorare duro, non si occupa della loro educazione, della loro pulizia e non gli compra mai dei vestiti, lasciandoli per anni con le robe che avevano addosso quando gli sono stati consegnati, nonostante la madre le spedisca dei soldi e dei vestiti nuovi.

Ma la forza del libro non sta solamente nella capacità che ha di stupire con la sua drammaticità e imprevedibilità, quello che lo rende assolutamente seducente è il ritmo perfetto e inquietante che lo accompagna, un ritmo che fa venire la pelle d’oca. Rende l’idea quanto scritto da Giorgio Manganelli in quarta di copertina (Einaudi ed. Super ET) “…una prosa che ha l’andatura di una marionetta omicida”.

Il libro come dicevo è di una drammaticità sconcertante. In un contesto opprimente e claustrofobico come quello in cui si ritrovano a vivere i due bambini, si sente di riflesso l’eco di tutto il dramma della seconda guerra mondiale, con tutte le sue follie e le meschinità possibili. L’orrore intimo e quotidiano portato all’estremo per raccontare indirettamente quello di dimensioni enormi che si stava consumando fuori: nell’Europa del baratro dove l’uomo ha abdicato al suo status di unico essere vivente pensante.

Ma il libro non da un attimo di tregua e continua imperterrito con la sua incredibile capacità di trasmettere emozioni.
I bambini nonostante tutto crescono e diventano ogni giorno più furbi e intelligenti; tra mille fatiche ed espedienti riescono a superare gli ostacoli e le ingiustizie di cui sono vittime ogni giorno.
Con una razionalità esasperata fino all’inverosimile (iniziano a fare paura anche loro) riescono a crearsi degli schermi protettivi, sia fisici ma in particolare mentali, che li portano quasi ad assomigliare più a delle macchine che a degli esseri umani. Diventano un tutt’uno da contrapporre al microcosmo in cui vivono, a qualsiasi costo e senza vincoli di mezzi: l’etica e la compassione ne sono banditi.

Ma le sorprese non sono ancora finite.
Quando credi di aver capito come si sta muovendo il libro, piano piano tutte quelle poche certezze che credevi di avere acquisito crollano come un castello di carta. Inizi a capire che la storia non è come avevi creduto che fosse, fino a quando non prendi consapevolezza che tutto può essere il contrario di tutto.
Un libro dal fascino misterioso, nerissimo come pochi e assolutamente fuori dagli schemi classici.

rosario gambera

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