Le regole degli infami – Fulvio Luna Romero



Fulvio Luna Romero
Le regole degli infami
Marsilio
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Basta leggere le prime venti pagine di “Le regole degli infami” per capire di avere tra le mani un nuovo classico del genere. In quel piccolo frammento di testo sono presenti tutti gli ingredienti necessari per creare un noir esplosivo: un territorio fotografato nei suoi sommovimenti più nascosti, un gruppo di personaggi riconoscibili e verosimili, una rappresentazione realistica dei meccanismi del crimine organizzato moderno.

Fulvio Luna Romero, nom de plum dietro il quale si cela l’autore trevigiano Alessio Romin, già nel precedente romanzo, intitolato “Prosecco Connection”, aveva mostrato una naturale abilità nel muoversi tra gli stilemi della crime fiction, confermata appieno in “Le regole degli infami”. Se in quel lavoro l’autore si era preso la briga di scandagliare la palude nera del malaffare legato al faraonico progetto del MOSE, in “Le regole degli infami” sceglie di raccontare le vicende di un’organizzazione, chiamata “azienda”, che domina la penisola jesolana con l’appoggio di una più antica consorteria criminale capace di proiettare il proprio potere dalle gole impervie dell’Aspromonte in tutti i cinque continenti.

C’è quindi un capo, Andrea Savi, che preferisce definirsi imprenditore, e degli scherani con soprannomi come Negro, Africa e Bomber. Jesolo è paese nell’immaginario collettivo, ma è uno strano paese: un luogo dove sorgono grattacieli e strutture ricettive in grado di accogliere centinaia di migliaia di persone durante i mesi estivi. Nel silenzio generale e dietro la cortina fumogena offerta da una pervasiva attività imprenditoriale, l’azienda governa il territorio lagunare di sua competenza senza mai varcare il confine rappresentato dal Piave a nord e da Punta Sabbioni a sud. Come una continuazione odierna della mala che faceva base a Campolongo Maggiore, sotto il comando di Faccia d’Angelo, l’azienda decide chi può lavorare sul feudo di competenza, quali prodotti devono essere commercializzati nei bar e utilizzati nei cantieri edili, in che modo avverrà la distribuzione dei lotti e degli appalti per le nuove costruzioni che fagociteranno visitatori provenienti da tutta Europa nel corso della prossima stagione turistica. 

I tempi sono cambiati, e alla criminalità organizzata autoctona, nata sulle rive del Brenta, si è sostituita un’internazionale malavitosa che comprende bande dell’Est, famiglie rom, mafiosi nigeriani e pusher maghrebini. Ma gli equilibri, nel mondo sommerso di quel lembo di terra abbracciato all’Adriatico, vengono comunque stabiliti in un altro piccolo centro della provincia veneta, dal rappresentante di una delle “locali” nascoste tra i boschi della Locride, perché Savi è sì un socio importante, ma gli affari sono sempre affari. 

“Le regole degli infami” riesce a illustrare distintamente una realtà che molti vogliono ignorare, consapevolmente o meno, e avvicina il nord Italia più evoluto e socialmente avanzato ad altre lande nazionali che non beneficiano della medesima brand identity. Così, dopo un’iniziale fase di evangelizzazione del lettore, dove la visione delle dinamiche dell’organizzazione malavitosa si trasferisce sulla pagina assieme alle vie piene di negozi, ai lidi attrezzati, ai locali notturni di Jesolo, Luna Romero scaglia sulla trama un colpo di scena che trascina il romanzo in un crescendo drammatico alimentato dall’esplorazione profonda di una delle grandi verità di tutti i tempi. 

Perché niente è ciò che sembra, mai.

Nel mondo criminale come in quello legittimo.  

Thomas Melis

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