Paesi baschi, New York, Caraibi. Seconda metà del secolo scorso. Nel 1988 la rossa Muriel Colbert, studentessa a Yale, va ad Amurrio con il bel Ricardo, un ragazzo che gli piace e può esserle utile: sta scrivendo la tesi sulla oscura vicenda di un giurista e scrittore martire della patria basca. Jesús (de) Galíndez Suárez era cresciuto lì; quasi 41enne, il 12 marzo 1956 scomparve a Manhattan. Sempre come “ambasciatore” del Partito Nazionale basco in esilio, aveva insegnato prima nella Repubblica Dominicana poi a New York, dove si era trasferito e aveva appena presentato un testo contro Trujillo; fu proprio il dittatore dominicano a farlo rapire, torturare, uccidere. Muriel trova solo una piccola stele di pietra a ricordarlo, allora parte per Santo Domingo. La Cia, tramite un cubico agente, non la perde di vista, cerca di sviarla e fermarla, ricatta il suo stesso amato professore. Eppure, ogni volta che Muriel sta per rinunciare, capita qualche nuova informazione e lei riparte, l’impegno per la verità è etico, una forma di resistenza.
Un romanzo meraviglioso su un personaggio vero, misto colto e raffinato di realtà e finzioni, che si sovrappongono e intrecciano, anche nei tempi storici. Dopo oltre 4 anni di ricerche ovunque possibile, con depistaggi e intimidazioni (simili a quelli subiti da Muriel), il grande Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003) lo pubblicò nel 1990, ebbe un premio in Spagna ed edizioni ovunque, anni dopo ne venne fuori anche un film con Harvey Keitel. Meritoriamente ora Sellerio lo ripropone con la stessa affettuosa immancabile traduzione di Hado Lyria, della quale colloca le noti finali del 1991 all’interno del testo e aggiunge solo poche pagine di commento (scritte nel 1991) a fine testo: “la solitudine degli innocenti”, dedicate al romanticismo militante e al pensiero ironico. La funzione storica e sociale della narrativa noir francese e italiana nell’ultimo quindicennio molto dipende dai grandi scrittori di lingua spagnola di una generazione precedente. Imperdibile e sempre vivido.
v.c.