Gianfranco Nerozzi č la dimostrazione che la narrativa dell’orrore puň essere letteraria e non solo puro intrattenimento. Dario Flaccovio invece dimostra che si puň pubblicare horror italiano senza essere giudicati dei pazzi che vendono gelati al polo. Genia di Nerozzi e l’ottimo Palo Mayombe di Danilo Arona hanno avuto un buon successo e sono due titoli che l’appassionato di storie dell’orrore deve assolutamente avere. Per capire Resurrectum poi č fondamentale aver letto Genia che č il primo capitolo della saga, e meglio sarebbe anche aver letto Cuori perduti, romanzo edito nel Giallo Mondatori e vincitore del Premio Tedeschi. Poche notizie sulla trama di Resurrectum, che č molto avvincente e soprattutto il romanzo denota grande capacitŕ di scrittura. Niente a che vedere con Faletti e prodotti usa e getta di largo consumo. Nerozzi č uno scrittore vero. Tutto comincia in Arizona, dove un gruppo di astronomi gesuiti riceve dei segnali luminosi da una cometa. I segnali vengono tradotti in un codice genetico speciale e si tratta di un DNA che non sembra umano, lo stesso rilevato nella sacra Sindone e di cui il Vaticano non ha mai parlato. Il mistero si fa ancora piů fitto quando si scopre che c’č di mezzo anche una ragazzina di sedici anni, vittima di un terribile stupro. Ma ci sono anche dei disegni apocalittici ritrovati in un cimitero di neonati decapitati. L’horror si unisce al thriller in un romanzo di matrice fortemente kinghiana e la trama si fa appassionante quando presenta un antico crittogramma scoperto da un prete esorcista tra le macerie di Megiddo, dove avrŕ luogo Armageddon, la battaglia finale fra il bene e il male. Romeo Gaslini, comandante dell’Interpol, č il protagonista della vicenda e deve scoprire chi e perché uccide i neonati, uno ogni quattro mesi nell’arco di due anni. Prima che sia troppo tardi anche per chi gli sta accanto. E per il resto dell’umanitŕ. (gordiano lupi)