Stoccolma, quartiere residenziale altoborghese di Skurusundet, la notte di Capodanno. Due ragazze e due ragazzi della buona borghesia svedese si ritrovano nella villa di uno di loro per festeggiare la fine dell’anno con alcool e pastiglie bianche.
Lo scenario sembra banale e scontato e anche le prime pagine lo confermano, Liv, Martina, Anton e Max giocano a tombola, si fanno scherzi pesanti, bevono molto, se la prendono con un rider extracomunitario che porta le pizze mentre i loro genitori festeggiano nella villa accanto di proprietà della famiglia di Anton.
Tuttavia ben presto si scopre un’altra realtà dietro le minigonne e i tacchi di dodici centimetri, la vodka e lo champagne.
Questo romanzo breve, in effetti solo 73 pagine, di una delle maggiori esponenti del giallo scandinavo ha in sé qualcosa di fulminante e aggredisce il lettore come il gelo che sale dal mar Baltico su cui si affacciano le ville imponenti con spiagge private.
A Max che non si ricorda più perché i quattro ragazzi siano amici inseparabili dai tempi dell’asilo Liv risponde: “Perché eravamo i più rovinati. Perfetti e funzionanti all’esterno, ma tristi e danneggiati qui dentro.” In effetti non solo loro sono ‘rovinati’ ma anche le loro famiglie di cui si scopriranno i comportamenti segreti e riprovevoli nel corso della narrazione.
Läckberg centellina i particolari in un crescendo di tensione e di orrore, come un veleno somministrato goccia a goccia fino ad arrivare al denouement finale che lascia il lettore con l’amaro in bocca, ma anche con un certo senso di giustizia compiuta.
Nonostante la brevità Il gioco della notte non è un libro da leggere tutto d’un fiato, ma un racconto con cui riflettere sugli adolescenti e sulla famiglia nella società moderna.
Il gioco della notte – Camilla Läckberg
Rita Garzetti