Il muro del silenzio – Nele Neuhaus



Nele Neuhaus
Il muro del silenzio
Piemme
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In una notte dell’ottobre 2014, una roulotte prende fuoco presso un campeggio nella foresta vicino a  Ruppertshain, città natale del commissario capo Olivier von Bodenstein. All’interno un uomo è stato trovato carbonizzato. E’ Clemens Herold, il figlio della proprietaria della roulotte. Subito dopo verrà uccisa anche lei, strangolata nella casa di cura dove è ricoverata. Purtroppo dopo questi omicidi ne seguiranno anche altri, molto difficili da mettere in relazione uno all’altro eppure collegati.
Cosa può mai generare in una cittadina apparentemente tranquilla come quella di Ruppertshain una violenza del genere? Il commissario Bodenstein si dedica a questa indagine insieme  alla sua fedele collaboratrice Pia Sander che tante volte abbiamo già visto in azione ma questa non sarà come tutte le altre indagini: un po’ perché è prossimo ad un congedo temporaneo e questa è l’ultima prima della sua assenza, un po’ perché il filo degli eventi lo porta al lontano 1972 quando il suo migliore amico Artur scomparve nella foresta senza lasciare traccia. Un vero dramma infantile sepolto in un angolo nascosto dell’anima non solo da lui ma da tutta la comunità che ora però rischia di riemergere e causare ancora più dolore di allora.
Con questo nuovo coinvolgente poliziesco la scrittrice Nele Neuhaus ci regala un’altra avventura della coppia Bodenstein/Sander.  Questa volta ci conduce all’interno di una comunità solo apparentemente tranquilla e affiatata dove, come spesso succede, nulla è come appare: gli abitanti, anche i più piccoli, sono crudeli fra di loro e chiusi verso gli stranieri, le più influenti famiglie sono manipolatorie anche verso i propri figli e il dolore genera inevitabilmente altro dolore. Un insieme di personaggi delineati con accuratezza, un’indagine che si dipana in modo coinvolgente  fino ad assumere proporzioni che mai avremmo ritenuto possibile. 
Sullo sfondo un insegnamento per tutti,  che “la rimozione è la forma più letale di diniego” e che quando la si sceglie come via per nascondere le proprie magagne, sia che si tratti di individuo che di comunità, non si sa mai come può finire. 
Come sempre, buona lettura!

Paola Carbellano

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