I ragazzi di Biloxi – John Grisham



John Grisham
I ragazzi di Biloxi
Mondadori
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Il solito Grisham. Quello che ti aspetti, che non delude mai, che ti avvolge nelle spire di una storia ricca di dettagli, coinvolgente con la sua quasi maniacale attenzione alle storie personali, all’ambientazione, alle dinamiche sociali, con una scrittura fluida, scorrevole, e al tempo stesso minuziosa, capace di non lasciare nulla in sospeso. In una parola sola: armonica. 

Con “I ragazzi di Biloxi” (ed. Mondadori) John Grisham si conferma il re del legal thriller, come ormai da più di tre decenni, anche se in questo suo ultimo lavoro l’impressione che si sia creata una piccola crepa, nel suo rodato meccanismo perfetto, più che un dubbio è una certezza. Per carità, gran bel romanzo, storia particolare e avvincente, tutta a stelle e strisce, personaggi corposi a simbolegggiare il bene e il male, la legge e il crimine, il tutto calato nel Sud degli States, dove la realtà ha un ritmo diverso, più lento, ma bisogna aspettare molto, forse troppo, prima di arrivare alla parte “thriller”, che si espande a partire dalla metà del libro, con la consueta perizia dell’autore nel propinare azzeccati colpi di scena e improvvise deviazioni che tengono sempre viva l’attenzione del lettore. Per quanto  la parte più “ legal” c’è poco da dire. Grisham si muove come un delfino nelle acque infide delle procedure legali, surfeggiando tra un dibattimento e un accordo sottobanco, o uno scazzo tra avvocati e pubblici ministeri.

La storia. I protagonisti sono due giovani, nipoti di immigrati, cresciuti insieme, che si ritrovano dalle parti opposte della barricata: la legge e il crimine. Sono espressione di due famiglie che scelgono strade diverse, ma in realtà rappresentano l’eterna lotta tra il bene e il male. L’ambiente in cui si sviluppano le vicende raccontate da Grisham è la città di Biloxi, nello stato del Mississippi, affacciata sul mare e nota per le spiagge, il turismo e l’industria ittica, ma anche per l’altra faccia che caratterizza soprattutto il sud degli Usa, dall’epoca del proibizionismo in poi: contrabbando di alcol, prostituzione, gioco d’azzardo, droga. Due facce della stessa città che in qualche modo si tollerano, che vengono poco a contatto. Un doppio che si perpetua nelle due famiglie, che scelgono strade contrapposte: la giustizia e il malaffare, nei due protagonisti, Keith Rudy e Hugh Malco, che frequentano le stesse scuola, hanno la stessa passione per il baseball (con buoni risultati a livello agonistico). Crescendo le loro strade divergono, prima lentamente, poi vertiginosamente. L’avvocato Rudy, padre di Keith, diventa procuratore distrettuale e decide di ripulire la costa dalla criminalità, che si è fatta sempre più spavalda. E il figlio sceglie di seguire le orme paterne. Lance Malco, padre di Hugh, è diventato il potente e indiscusso capo della malavita locale, la cosiddetta Dixie Mafia. Il figlio si lascia abbagliare dai soldi facili e decide che quella è la sua vita. La vicenda si svolge nell’arco di una trentina di anni e assume toni violenti, ma anche struggenti, racconta di una criminalità pervasiva e capace di corrompere poliziotti e giurati, ma pure di personaggi integerrimi. Grisham conduce la storia come fosse  una sorta di uragano, simile al “Camille” che devasta la città, capace di travolgere buoni propositi, mietere vittime, incupire gli animi, trasformare l’amicizia in odio. Fino all’epilogo, molto americano, che segna la vittoria di uno, tra bene e male (ve lo lasciamo scoprire), ma che in realtà racconta di come la vita dei protagonisti sia inevitabilmente stravolta.

Michele Marolla

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