Il noir non fa regali. Intervista a Hervé Le Corre, ospite del Noir In Festival


Hervé Le Corre , in libreria con L’ombra del fuoco, Edizioni E/O, presenterà il libro domenica 12 dicembre alle 17.00 al Teatro Filodrammatici.
Presenta Sebastiano Triulzi

Entrata libera fino a esaurimento postiÈ consigliata la prenotazione inviando una mail a reservation@noirfest.com,
indicando nome e cognome dei partecipanti e la data e l’evento per il
quale ci si intende prenotare.

Tutti gli eventi del Noir In Festival si svolgeranno in ottemperanza delle vigenti norme sanitarie.

C’è sempre nei tuoi  “noir” un personaggio che dà speranza. Perché?
Perché, come nel cinema, il nero  sembra tanto  più profondo e buio quando si dispone di  una fonte di luce. I film espressionisti tedeschi e i film noir americani, che ne sono gli eredi; lo mostrano  bene. È tutta una questione di contrasti.

In “L’ombra del fuoco” sembri spingerci a interrogarci su fino a dove  potremmo arrivare in una situazione disperata, senza regole e senza prospettive. Tu, come rispondi?
Nel momento in cui si scatenava la Comune di Parigi, c’erano regole, quelle dello Stato borghese, e prospettive, anche se lontane, di un mondo migliore a cui migliaia di cittadini e pensatori pensavano e lavoravano. 
Se la situazione è disperata, è a causa della guerra che si sta facendo contro il popolo di Parigi, una guerra civile, spietata, il cui scopo è terrorizzare la popolazione e traumatizzarla per impedire qualsiasi movimento di rivolta per decenni.
Anche negli ultimi giorni della Comune, quando la situazione è davvero disperata, donne e uomini continuano la lotta perché sanno che nonostante la loro sconfitta la Storia giudicherà il loro coraggio e la correttezza della loro lotta. Sono magnifici perdenti. La storia del movimento operaio ne è piena.

Tra i giovani comunardi pronti a lottare per un mondo diverso chi è quello che senti  più vicino a te? Il giovane idealista che crede nel futuro e nell’amore o colui che è disposto a dare la vita per la causa?
Un po’ entrambi, anche se la fede nel futuro e nell’amore mi sembra più positiva  piuttosto che rischiare la vita, anche  perché non so quanto coraggio potrei dimostrare in una situazione estrema. Spero di essere in grado  rischiare alla grande, come i Comunardi, la Resistenza di Francia o i partigiani italiani

I noir sono diventati troppo   “fatti su misura per il cinema?”
Non so bene  come rispondere a questa domanda. Un buon film noir è un film che sa creare un’atmosfera con le luci, , le inquadratura, le scenografie, che sa inventare personaggi complessi, ambigui, tormentati, a confronto con la violenza, sia di origine criminale, sociale, psicologica o simbolica. 
Non mi piace molto il manicheismo, le figure artificiali del male contrastate da poliziotti esemplari o pronte a tutto per sconfiggerlo.

Pensi che il vero noir non debba soddisfare il lettore?
Credo che un’opera artistica, film o romanzo che sia, non debba necessariamente rassicurare lo spettatore o il lettore. Più che fornire risposte deve porre domande. Tutto dipende da ciò che il lettore si aspetta dal romanzo che apre: se è alla ricerca di risposte nette, precise, definitive”, se si aspetta un ritorno all’ordine e all’equilibrio, beh, allora  il romanzo noir non fa per lui, perché il suo realismo non fa regali e non si accontenta dell’illusione romantica. 

MilanoNera ringrazia Hervé Le Corre, Edizoni E/O e Paolo Soraci per la disponibilità

Eleonora Aragona

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