Ci spiega Stefano Di Marino che Il palazzo dalle cinque porte era un romanzo da lui ideato quasi sette anni fa, scritto tra il 2008 e il 2009 ma che solo quest’anno a febbraio del 2014, dopo una severa revisione, è stato pubblicato nella mitica collana Il Giallo Mondadori. La prima versione, più lunga e descrittiva, era forse destinata a un pubblico leggermente diverso “da libreria” ma anche questa, appena uscita in edicola, snella e stringata, mantiene tutto lo smalto, la bella prosa e un’innata capacità di coinvolgere i lettori. Il titolo, decisamente indovinato, nasce dal bel palazzo cinquecentesco detto Il palazzo dalle cinque porte, dove però solo quattro sono visibili mentre la quinta (che non c’è) rappresenta l’allegoria, la chiave del mistero che cela. La suggestiva ambientazione veneziana tardo autunnale, fredda e con la nebbia a far da regina, è calibrata, l’atmosfera di un certo mondo azzeccata e la suspense della narrazione funziona e intriga pagina dopo pagina. Due parole sulla trama. L’eredità lasciata a Sebastiano “Bas” Salieri, dal fratello del padre, lo zio Mattia, che aveva scelto di vivere sulla laguna, nel suo meraviglioso Palazzo dalle cinque porte, lo costringe a partire per Venezia. Mattia Salieri, ricco collezionista con il pallino dell’occulto, è morto a Murano nell’incendio della sua darsena privata. Al suo arrivo a Venezia, Bas Salieri, si trova immerso in un mistero circonfuso di esoterica magia (ma poi tutto o quasi tutto ha una spiegazione). Sarà costretto a scoprire l’importanza di un lontano antenato, Radu Salieri, un condottiero cinquecentesco un tempo al servizio dei Borgia e della Serenissima, ad affrontare una serie di pericoli, a vivere vicende sul filo del rasoio e, fino all’ultima pagina, a inseguire il fantasma di un colpevole sconosciuto. Ma una presentazione del protagonista di Il Palazzo della cinque porte si impone. Stefano Di Marino ha scritto di non aver pensato a Salieri come un eroe seriale. Ma, secondo me, ne avrebbe tutte le caratteristiche. Perciò accetto più volentieri la possibilistica conclusione: << Mai dire mai>>. Infatti Sebastiano, detto “Bas”, Salieri è un bel personaggio. Intelligente, coltissimo, uno studioso ma allo stesso tempo uomo di spettacolo, un illusionista mago ma votato a smascherare i suoi falsi simili. Vedo in lui, e mi piace, qualcosa che mi riporta al Rocambole di Ponson de Terrail o all’indimenticabile Arsène Lupin di Maurice Leblanc e, nonostante la velocità dell’azione che contraddistingue la trama, mi fa pensare anche a qualche passaggio e straordinaria intuizione del mitico Hercule Poirot di Agatha Christie. Un personaggio articolato, un uomo raffinato con un vissuto complesso e un passato da combattente che non ama sbandierare. E quindi perfettamente in grado di affrontare le sorprese e i rischi mortali che l’aspettano a Venezia. Ma non dirò altro. Il palazzo dalle cinque porte è un giallo, un buon giallo che vale la pena di leggere e, come tale, se ci tenete a sapere il resto, beh… andate a comprarlo.
Il palazzo dalle cinque porte
patrizia debicke