Sanna Berling, l’investigatrice in azione in questo thriller, è una donna in cerca di vendetta ma che non si lascia prendere dalla tentazione. La sua famiglia e la sua casa sono state distrutte da un incendio ad opera di un piromane con cui la Giustizia è stata troppo tenera.
Sanna porta sempre in tasca l’indirizzo del colpevole.
Nonostante la disperazione per la perdita della famiglia riesce a stare concentrata sui casi, sui rapporti umani, non ultimo quello, difficile, con la nuova giovane collega trasferita per punizione sull’isola svedese, dove si svolgono i fatti.
Il cadavere di una ragazza riaffiora dalle acque di una cava; le ferite ai polsi conducono subito all’idea di suicidio.
Poco dopo il cadavere di una ricca collezionista viene ritrovato nella sua abitazione; la donna è stata uccisa con diverse pugnalate e sulla gola i tagli formano una croce.
Il fiuto di Sanna entra in azione; nello studio della vittima un’immagine cattura la sua attenzione. Raffigura una fotografia, dove un gruppo di giovani ha il volto coperto da maschere di animali.
Il dettaglio legato alla giovane età della ragazzina ritrovata nella cava e dei ragazzi nella fotografia fa sì che Sanna ritenga i casi connessi tra loro; presto il numero dei cadaveri aumenta, tutti con tagli a forma di croce sul collo.
E’ una catena che sembra non avere fine e c’è un unico testimone: un tredicenne sotto choc nelle cui paure e nel cui isolamento solo Sanna riesce ad entrare con l’affetto, la cura, che avrebbe riservato al suo bambino, che non ha più.
Casi umani che si sovrappongono e si intrecciano, ritrovamenti macabri: le dinamiche che Maria Grund ci sottopone sono profonde.
L’evolversi della storia risponde a quasi tutte le nostre domande, lasciandoci però con il desiderio di ritrovare ancora, e presto, la detective Sanna Bering.
Perché “Il peccato capitale”?
Tutto nasce da un peccato che non si deve rivelare, ma che gli omicidi non riusciranno a coprire.
Il peccato capitale – Maria Grund
Marinella Giuni
