Piazza Fontana



carlo lucarelli
Piazza Fontana
einaudi
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E’ il 12 Dicembre del 1969. E’ venerdì ed è quasi Natale. In Piazza Fontana piove e c’è il mercato che riunisce tutti gli allevatori e gli agricoltori della provincia di Milano. A pochi passi la Banca nazionale dell’agricoltura dove per l’occasione gli sportelli rimangono aperti fino a pomeriggio inoltrato per permettere di continuare fino a tardi contrattazioni e transizioni. Ma quel pomeriggio tutto finisce alle 16.30: sette chilogrammi di gelignite compressi dentro una scatola di metallo insieme a un timer, un detonatore a tempo, deflagrano provocando una strage che provocherà 16 morti, 88 feriti e che darà il via a quegli anni di terrore che sono passati alla storia come gli anni della “strategia delle tensione”. A ripercorrere le vicende di Piazza Fontana è lo scrittore Carlo Lucarelli in un libro che accompagna il dvd con la trasmissione tv “Blu notte”, andata in onda su Rai 3 e ora edita da Einaudi. Una storia, scrive Lucarelli, che ci riguarda tutti perché è lì che l’Italia “ha perduto l’innocenza”: una storia ancor oggi “piena di segreti in cui resta intatto il mistero e ancor più l’orrore”. L’orrore per la brutalità di una “strage di stato” che anni di indagini investigative e di processi giudiziari non sono mai riusciti a chiarire. Il merito di Lucarelli è di riuscire a raccontare questo “romanzo nero della Storia d’Italia” dimostrando come sia disseminato di bugie, coperture e depistaggi. Più che giallo un vero e proprio “noir”: perché a quasi 30 anni di distanza la sensazione è che siano affiorate delle verità, mai la giustizia. Lucarelli, con la meticolosità che dovrebbe avere un cronista di nera, fa riaffiorare 30 anni di ipotesi contraddittorie, di processi infiniti, di piste investigative che sembrano voler insabbiare più che cercare la giustizia. Troppi, sembra suggerirci Lucarelli, gli interessi di Stato che premono perché la giustizia sia solo una farsa, una rappresentazione mediatica che ha un unico scopo: farci dimenticare. Lucarelli, invece, ha scritto questo libro, ha voluto raccontare di nuovo questa storia, perché i lettori e gli spettatori si indignino “per come sono potute andare e come ancora vanno le cose in questo strano e assurdo Paese di misteri e di segreti”. “Se rabbia e preoccupazione”, conclude Lucarelli, “nascono anche da questo libro, io sono contento. L’ho scritto anche e soprattutto per questo”.

Gian Paolo Serino per La Repubblica

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