Quando le vicende della vita privata s’intrecciano con la Storia il risultato non può che essere affascinante; perché il mondo in cui si muove il singolo s’incastona, con le proprie caratteristiche e la sua varia umanità, in un mondo assai più grande dove ombre e luci si colgono in maniera ancora più vivida.
A Venezia, sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, due giovani ragazzi ebrei si appartano alla spiaggia degli Alberoni. È una zona poco frequentata, perfetta per il loro appuntamento, perché in base alle leggi razziali vigenti – siamo nel 1943 – gli ebrei non possono entrare negli stabilimenti balneari.
La ricerca di un angolo tutto per loro li porta ad una scoperta terrificante; il cadavere di un uomo, ben vestito: è Ludovico Ferri, esponente di spicco del Partito Fascista.
Le indagini sono affidate al Maresciallo Russo che ricostruisce in breve la vita e l’immagine del Ferri, che non spicca certo per nobili qualità. È un uomo senza scrupoli, violento, più odiato che benvoluto.
Un’ambientazione storica rigorosa e interessante, in cui ancora si sente, oltre all’amore per la Storia, la rabbia dell’autrice verso le discriminazioni. Spicca su tutti la figura del Maresciallo Russo, che già abbiamo conosciuto ne Il sesto comandamento, persona onesta e votata al dovere.
Accanto al Maresciallo la figura dell’amico Rodolfo Donati, segretario della scuola ebraica: tra i due, oltre all’affetto, c’è anche una buona intesa investigativa ed il percorso per identificare l’omicida, pur intricato e non privo di sorprese per il lettore, continuerà ad affascinarci anche per l’amore verso Venezia che la Sullam, costantemente, trasmette.