Il porto degli uccelli – Katrine Engberg



Katrine Engberg,
Il porto degli uccelli
Marsilio
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Un romanzo corale, dove ogni interprete (forse troppi) aggiunge un pezzo di umanità e di disumanità, contribuendo a costruire il puzzle di una società buia come le segrete di un antico forte, brutta, sporca e cattiva. 

In “Il porto degli uccelli” di Katrine Engberg, Marsilio editore, i lampi di luce servono più a illuminare fallimenti umani e relazionali, storture sociali e familiari che a fare chiarezza su un mondo impegnato ad andare verso il precipizio a tutta velocità, pensando a un solo dio: il denaro. Il terzo episodio della “serie di Copenaghen” usa una trama gialla per affondare il coltello in argomenti importanti: dalle questioni ambientaliste relative allo smaltimento dei rifiuti al “chi controlla il controllore”, dallo sfilacciamento della famiglia e delle dinamiche interne tra i diversi componenti al rapporto dei giovani con la scuola, con i docenti e tra loro stessi. Tutti temi di quotidiana attualità per il lettore che si trova a gironzolare tra mercanti d’arte e isolette di fronte alla capitale danese, tra famiglie ricche che vivono in quartieri “bene” e nuclei familiari che cercano di sopravvivere alla legge della strada.

Insomma, una sorta di caos ordinato, con le sue regole, in cui immergersi per toccare e respirare una realtà nordica nuova rispetto ai classici del giallo nord-europeo. Una società in cui i problemi individuali non vengono diluiti nella massa, ma esaltati e in cui i soldi hanno un’importanza assoluta, sia per chi li ha, sia per chi li vuole guadagnare. E per i soldi si è davvero pronti a tutto.

Il nodo attorno al quale si sviluppano tutte queste tematiche (forse troppe anche queste, come i personaggi) è apparentemente banale: la scomparsa di un quindicenne, Oscar Dreyer-Hoff, figlio di ricchi commercianti d’arte (coinvolti in uno scandalo qualche anno prima). Potrebbe essere la solita fuga di un adolescente che si risolve in 24 ore, oppure un rapimento. La prima ipotesi svanisce col passare del tempo, la seconda anche, perché non ci sono richieste di riscatto. L’indagine viene affidata a due poliziotti della squadra Omicidi, Jeppe Kørner e Anette Werner, che scoprono messaggi anonimi ricevuti dal ragazzo e una situazione familiare molto meno idilliaca di quello che si vuole far credere. A complicare la situazione arriva la scoperta, tra i rifiuti del termovalorizzatore, del cadavere di Malthe Sæther, insegnante dello scomparso Oscar, che ha raccolto le confidenze del ragazzo e che ha avuto uno scontro con il fratello maggiore di Oscar, coinvolto in una mai chiarita vicenda tra bullismo e revenge porn, che aveva per vittima Iben, una ragazza figlia di un ingegnere che lavora al termovalorizzatore, presente alla scoperta del cadavere dell’insegnante. Una vicenda tanto tortuosa e complicata da farsi venire il mal di testa, ma strategica per giungere pian piano alla soluzione dell’enigma che ruota intorno all’onnipresente termovalorizzatore di Copenaghen, che troneggia come un totem moderno e scintillante, simbolo dei nostri bisogni e delle nostre illusioni.

Un romanzo con una buona trama gialla, che scorre piacevolmente, anche se a tratti si rischia di perdersi in qualche meandro di troppo.

Michele Marolla

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