Quinta, faticosa e a conti fatti velata di un certa amarezza, indagine per il commissario Casabona, personaggio cult di Antonio Fusco. Romanzo quasi completamente ambientato nella città in cui Fusco vive ormai da dieci anni, Pistoia e che lui ricopre con il nome di fantasia di Valdenza. Una città che lui, un napoletano ormai da anni trapiantato in Toscana, ha imparato a rispettare e ad amare con un amore da felice figlio adottivo, che traspare sempre dalle sue pagine. Piena estate, caldo afoso mentre in giro si annusa già aria di vacanze. È il 20 luglio, giorno di vigilia della giostra di San Jacopo in onore del Santo Patrono della città, detta anche Giostra dell’Orso. Poco prima di mezzanotte il cielo vicino al ristorante è illuminato a giorno dai fuochi d’artificio accompagnati dai botti per annunciare la tenzone e i festeggiamenti del giorno dopo. Tutti gli altri clienti accorrono sulla terrazza per ammirare lo spettacolo ma il commissario Casabona non è proprio in vena di festeggiamenti: infatti proprio durante quella serata di generale tripudio, sua moglie Francesca gli ha comunicato che ha deciso di andarsene di casa. Poi, senza nascondersi dietro facili bugie, ha affermato crudelmente che in un giovanile impeto di rivalsa verso la vita ha deciso di lasciarlo per approdare a una nuova esperienza affettiva. E infine, come se non bastasse, pretenderebbe da lui comprensione, quasi un accomodante lasciapassare, ma lui mugola, soffre e ruggisce. Una brutta botta o meglio un fulmine a ciel sereno per Casabona che, nonostante i ricorrenti problemi tra loro due, non aveva mai immaginato che il loro legame potesse troncarsi. Stenta ad accettare questo colpo basso da lei, e dopo tanti anni condivisi nel bene e nel male. Ma il cellulare, che vibra e brilla sinistramente annunciando Questura non gli concede neppure il tempo di pensare, di riflettere su quella che si annuncia come la fine del suo matrimonio. Una telefonata lo sta richiamando bruscamente al dovere. E mentre Francesca corre via innervosita da quell’ennesima interruzione, come tante che hanno costellato da sempre il loro rapporto, Casabona viene informato che un uomo è stato ucciso da un Frecciarossa lanciato a tutta velocità. Un fatale incidente? Non parrebbe roba da omicidi. E invece no, purtroppo, perché il morto, insomma la vittima era stata legata su una sedia a rotelle e lasciata sui binari a farsi travolgere. Insomma deve convocare subito la squadra capitanata dal suo impagabile vice Proietti e correre sul posto. La macabra scena è stata in qualche modo transennata e illuminata a giorno dalle fotocellule. Ma intanto il cadavere straziato è sparso per centinaia di metri. Poi nessun indizio o quasi su come la vittima sia arrivata in sedia a rotelle su quei binari. E poi chi è mai? Come ricostruire la sua identità senza documenti? Con la Giostra dell’Orso in programma per il giorno dopo, il questore opta per affibbiare un basso profilo al fattaccio, da caso di possibile suicidio. I conti non tornano, con le prove a disposizione difficile pensare a un suicidio ma per quale motivo l’assassino avrebbe inscenato un’esecuzione tanto plateale? Certo è che pochi anni prima, proprio nello stesso punto, un ragazzo, un liceale, era stato travolto da un intercity? Potrebbe trattarsi di una specie di delitto punitivo legato a un complicato codice quasi rituale? Non basta perché il giorno dopo anche la Giostra dell’Orso viene interrotta da un improvviso fatto di sangue. Un portantino delle Croce Rossa si ammazza. Qualcosa potrebbe legare queste due morti. Nella solitudine della sua casa ormai vuota, salvo la lupa Snau, Casabona si dibatte tra mille dubbi. E se alcuni indizi potrebbero far pensare a casi di pedofilia, altri nuovi e inspiegabili rimettono la palla al centro. Chiesa e dark web che si incontrano per colpire? Quasi una diabolica e occulta regia che governa come burattini le sue pedine. Che sia qualcuno che reclama vendetta? Qualcuno tornato dal passato per sistemare conti lasciati in sospeso? Oppure qualcuno è arrivato alla fine del viaggio? Forse. Casabona approfitta della sua posizione un po’ defilata, non centrale da primo della classe ma che gli concede una maggior libertà di vivere e agire a suo piacere per concedersi l’agio di non accanirsi a cercare a ogni costo una qualunque possibile verità. Preferisce scegliere di farsi da parte e lasciare che in qualche modo giustizia sia fatta. Il commissario sta attraversando un non facile momento emozionale e psicologico. Il caso appena chiuso, difficile, complicato lo ha provato moralmente e fisicamente ma allo stesso tempo gli ha regalato nuovo slancio. Per lui il viaggio non è finito, ha l’aperto sostegno affettivo della squadra e potrebbe forse intravedere un’apertura verso un diverso futuro.
Antonio Fusco, nato nel 1964 a Napoli, è funzionario nella Polizia di Stato e criminologo forense. Dal 2000 si occupa di indagini di polizia giudiziaria in Toscana. Nel 2017 Giunti ha raccolto in un volume unico le prime tre indagini della fortunata serie di Casabona.