Il pozzo delle nebbie – un cold case all’italiana



Roberto Morassut
Il pozzo delle nebbie
Ponte Sisto
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Recensendo il Pozzo delle nebbie bisogna subito precisare – per onestà intellettuale nei confronti degli amici di Milanonera – cosa “non” è questo libro: non è un romanzo giallo, né, tanto meno, un “noir” nel senso specifico ed attuale del termine.

Il Pozzo delle nebbie è invece, da un lato, la ricostruzione, puntualissima e meticolosissima (non a caso uso i superlativi) di un grave fatto di cronaca avvenuto nella borgata romana di Primavalle nel secondo dopoguerra. Durante il Carnevale dell’Anno Santo 1950 una ragazzina di borgata, Annarella Bracci, scompare ed il suo cadavere seminudo verrà ritrovato alcuni giorni dopo nel pozzo di una campagna poco distante dalla sua abitazione. Del delitto verrà accusato un conoscente della famiglia, tale Lionello Egidi, poi assolto per insufficienza di prove solo dopo vari anni, ormai segnato per sempre fisicamente e soprattutto psicologicamente.
Dall’altro, e forse in primo luogo, un piccolo trattato di sociologia e politica, che ricostruisce sia il misero mondo delle borgate, sia il clima politico e culturale che circonda il “giallo” di Primavalle e che ne influenza pesantemente le indagini e gli sviluppi, con una Polizia in cui operano ancora molti uomini del Ventennio, sopravvissuti a vicissitudini e regimi, e che fin dall’inizio imprimono alle indagini una certa direzione, influenzati e succubi di superiori pressioni, alcune delineate chiaramente, altre fatte solo intravvedere dall’autore.
Lettura non facile e sicuramente molto impegnativa; l’autore ha consultato per il suo lavoro una mole di documentazione impressionante, solo in parte citata direttamente (ma tutta riportata nella bibliografia), e l’impianto ricorda molto una tesi di laurea.
Il libro, quindi, non si può consigliare tranquillamente a tutti i lettori, specialmente agli amanti del genere che, con un brutto termine, si può definire “di evasione” ma ha sicuramente degli importanti punti di forza. In primis, l’onestà intellettuale con la quale l’autore scava nei meandri dell’inchiesta, evidenziandone le mille contraddizioni ed elaborando anche ipotesi alternative molto ben sostenute,  l’impegno argomentativo affrontato e, last but not least, l’abilità con la quale il lettore viene trasportato nella varia umanità di una borgata romana degli anni ’50 (da molti conosciuta solo parzialmente tramite il filone neorealistico della cinematografia di quegli anni), e soprattutto nel clima pesante che si respirava in quel periodo, che portò enormi cambiamenti nella realtà politica e sociale, segnando tra l’altro l’inizio della ricostruzione economica dell’Italia post bellica.

 

Gian Luca Antonio Lamborizio

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