La signora dell’arte della morte



ariana franklin
La signora dell’arte della morte
piemme
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Canterbury 1170. Il re Enrico, che sta ancora scontando il fio della malaugurata vicenda di Tomas Beckett, deve affrontare un altro problema. Si è sparsa la voce che gli ebrei avrebbero crocefisso e ucciso un bambino e altri tre bambini sono spariti. Fomentata da un pugno di fanatici, la rabbia popolare contro gli ebrei sta salendo, ma il re non può permettersi di espellerli, come stanno facendo altri paesi d’Europa. Dall’illuminata Salerno, sede della più avanzata facoltà di medicina d’Europa, per risolvere il mistero arriveranno Simone, ebreo ed investigatore, e Adelia, medico specializzata nello studio dei morti, e il loro servo e amico, l’eunuco Mansur. La bigotta e retrograda Inghilterra non può però accettare una donna medico, così Adelia si fingerà l’assistente di Mansur. L’indagine sarà complessa e dolorosa anche per gli investigatori, le certezze, le convinzioni e gli affetti di Adelia saranno sconvolti per sempre. Un giallo storico proprio bello, una buona spanna superiore alla media del genere: accurato, pieno di dettagli interessanti (lo sapete che, a pesca, i vermi che crescono sui cadaveri degli impiccati non fanno mai cilecca?), ma mai noioso, anzi, con un intreccio puntuale come un orologio, avvincente fino alla fine, colpo di scena compreso. I personaggi sono descritti con finezza e credibilità e c’è una bellissima e inattesa storia d’amore, descritta dal suo confuso sbocciare, sorprendente quasi come la soluzione del mistero.

donatella capizzi

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