Il segreto del male e Il castello del male di Craig Russell
Siamo a Praga, nell’autunno del 1935 e qui incontriamo Victor Kosárek un giovane psichiatra in viaggio verso il suo nuovo lavoro nello sperduto castello di Hrad Orlů. Nel castello il professor Románek ha allestito un modernissimo ospedale psichiatrico riservato a criminali altamente pericolosi. I pazienti sono sei e sono stati chiamati i “Sei figli del diavolo” per l’efferatezza dei crimini da loro commessi. Il compito di Viktor sarà quello di sperimentare un nuovo approccio terapeutico. Tramite l’ipnosi e la somministrazione di opportuni farmaci il medico vuole arrivare alle radici del trauma che ha innescato il comportamento deviato. Il castello però ha una fama sinistra per essere stato, nei secoli passati, dimora e fortezza di un feroce signore del luogo, Jan dal Cuore Nero, noto per la sua crudeltà. La storia della rocca viene spiegata nel racconto “Il castello del male”, un breve prequel che rivela le origini delle oscure presenze avvertibili tra le mura del tetro edificio. E mentre Viktor è alle prese con la decifrazione della mente dei pericolosi pazienti a Praga inizia una serie inquietante di delitti. L’omicida, chiamato Grembiule di cuoio, agisce macellando le sue vittime e lascia indizi che rievocano le gesta di Jack lo Squartatore. Il detective Smolák ha l’incarico di occuparsi del caso e le sue indagini lo porteranno a interessarsi anche del castello e del suo terribile segreto.
Il libro viaggia in due corsie: la prima è quella di Hrad Orlů e dell’alone di mistero che lo circonda e la seconda è quella della serie dei delitti di Praga. Inevitabilmente i due percorsi sono destinati a convergere verso la soluzione che non sarà però definitiva. La presenza del male che impregna le mura e le menti non sembra avere confini e si prepara a dilagare ovunque, sia a livello di singoli che di società. Non a caso il fatto si svolge a metà degli anni Trenta, proprio quando in tutta l’Europa Centrale iniziano ad avere consistenza i frutti del pensiero nazista che porteranno in breve tutto il nostro continente a una drammatica svolta.
L’autore cerca di ricreare l’atmosfera inquieta dell’epoca, la spessa coltre di paura per alcuni e di violenza per altri che riempiva gli animi. E questo mentre, nonostante tutto, il pensiero umano continuava a progredire con Freud e Jung che inauguravano una nuova stagione di studi cercando di spiegare i macchinosi labirinti della mente.
A metà tra ricostruzione storica e fantasia il romanzo cattura il lettore che cerca di venire al capo del doppio mistero, dentro e fuori il castello. Il male imprigionato al suo interno e improvvisamente liberato diventa una metafora di un male più profondo che si libera dal singolo e dalla collettività.
L’oscura selva boema si presta efficacemente come centro della narrazione, con i suoi dirupi, gli alti alberi e l’immancabile castello teatro di sinistri eventi nel passato e destinato per sempre a suscitare terrore negli abitanti del villaggio vicino.
Una lettura estiva per chi ama il brivido, senza esagerare.